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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 11:42.
Londra – Royal Bank of Scotland torna all'utile operativo con un risultato positivo di 1,9 miliardi di sterline contro i 6 miliardi di deficit del 2009. La banca nazionalizzata di fatto (74% è in mano al Tesoro) dopo il credit crunch ha presentato questa mattina i risultati dell'anno che si è appena concluso illustrando numeri che vanno meglio delle previsioni. L'istituto resta in deficit di 1,125 miliardo di sterline se si considerano le tasse e le spese per la garanzia che ha accettato di pagare allo stato in cambio di tutela pubblica sulle esposizioni, ma anche in questo caso il trend è nettamente positivo.
Nel 2009 aveva chiuso con disavanzo netto di 3,6 miliardi di sterline che al 31 dicembre del 2010 si è ridotto, come detto, a poco più di un miliardo. Rbs sottolinea che l'ultimo trimestre del 2010 risulta in utile applicando qualsiasi parametro di valutazione.
A far sorridere il ceo, Stephen Hester, è soprattutto il buon passo del programma di dismissioni che sta definendo la silhouette della banca del futuro, destinata ad essere più piccola e più concentrata sul core business.
I risultati illustrati ieri rilanciano la voci sul prossimo ritorno di Rbs nelle mani dei privati. Ne ha parlato il premier David Cameron nel corso della sua visita in Qatar con l'emiro di Doha ottenendo la conferma del sostanziale interesse degli investitori locali. È presto per dire quando Rbs tornerà privata e chi si farà davvero avanti, ma i tempi vanno maturando. L'ostacolo maggiore resta l'indagine sul futuro delle banche che il governo inglese ha avviato. La Commissione riferirà in settembre e potrebbe anche suggerire la divisione delle attività di retail da quelle di investement banking. Una rivoluzione che Londra non esclude affatto.