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Finanza e Mercati In primo piano

Nasdaq cerca 11 miliardi per il Nyse

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2011 alle ore 16:52.

Il Nasdaq fa sul serio: vuole dar vita a una «santa allenza» americana per sfidare i tedeschi di Deutsche Börse nella conquista del simbolo del capitalismo a stelle e strisce, il New York Stock Exchange. L'obiettivo è mettere rapidamente sul piatto - entro le prossime due settimane - un'offerta in grado di battere quella di Francoforte: non meno di 11 e forse 12 miliardi di dollari contro dieci. Grazie al contributo decisivo di un grande partner: il Chicago Mercantile Exchange oppure l'InterContinental Exchange.

Il Nasdaq è convinto che una simile offerta non possa essere rifiutata e sia a prova anche di eventuali rilanci dei tedeschi. Per raggiungere una simile cifra, però, ha bisogno di solidi partner. Perchè l'altra preoccupazione è quella di non esporre troppo le proprie finanze, per non essere travolto da declassamenti del rating. Standard & Poor's nei mesi scorsi ha messo in guardia la Borsa dal perseguire «aggressive politiche finanziarie». E già oggi le obbligazioni targate Nasdaq oscillano solo due gradini sopra il giudizio «junk», titoli spazzatura.

La strada obbligata per il Nasdaq è così quella di trattative sempre più intense con i potenziali alleati, identificati come il Cme e l'Ice. Adottando, ha rivelato ieri il Wall Street Journal, una nuova tattica per strappare senza indugi un assenso: cerca di metterli in concorrenza chiedendo l'offerta più competitiva. In palio sarebbe, per i due grandi mercati di Chicago, il redditizio business dei derivati di Nyse Eurtonext. Il Nasdaq si terrebbe il prestigioso segmento azionario, rivendicando l'indiscussa leadership negli Stati Uniti tra gli stock exchange.

Finora i vertici dell'InterContinental sono parsi più aperti, ma non è escluso un ripensamento del Chicago Mercantile. Il merger annunciato tra Deutsche e Nyse, che darebbe vita alla più grande borsa globale, ha aumentato enormemente la pressione al consolidamento su tutte le borse per non rimanere schiacciati.

L'amministratore delegato del Nasdaq, Robert Greifeld, ha tuttavia pronti anche piani di ripiego qualora una controffensiva per il Nyse fallisse. Oltre alle incertezze sugli alleati, deve fare i conti con almeno un altro ostacolo potenzialmente insormontabile: una combinazione Nasdaq-Nyse potrebbe violare norme antitrust sugli scambi azionari, dove sono le due principali borse, e sulle opzioni, dove assieme controllerebbero il 54% del mercato. Rimane da dimostrare che in America un vento «nazionalista» e restio a patti con i tedeschi, come spera il Nasdaq, possa avere la meglio su principi di libero mercato.

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I piani alternativi, per il Nasdaq, comprendono acquisizioni minori, quali il Chicago Board Options Exchange, che ha visto i titoli salire di recente proprio sull'onda di simili ipotesi. O la messa in vendita dello stesso Nasdaq, anzitutto all'Ice. Un'ulteriore possibilità, sollevata dagli analisti di Credit Suisse, è che il Nasdaq decida di rovinare un altro matrimonio appena annunciato: quello tra Londra e Toronto, tra l'Lse e il Tmx. Greifeld, secondo gli analisti, potrebbe offrire un premio del 20% per impadronirsi del Tmx Group. Di sicuro i top executive del Nasdaq hanno una storia tutt'altro che timida nelle acquisizioni, pur se non sempre di successo: nel 2005 rilevarono la piattaforma elettronica di Instinet, nel 2006 tentarono inutilmente con Londra e nel 2008 si rifecero con l'Omx.

La danza delle fusioni tra mercati, inoltre, potrebbe non fermarsi ai «marchi» citati. Spuntano altre combinazioni per il Cme qualora non scendesse in campo a fianco del Nasdaq: nel suo mirino potrebbero finire i brasiliani di Bm&FBovespa. Già in cantiere è l'acquisizione della borsa australiana Asx da parte di Singapore Exchange. Che in caso di mancato completamento, però, potrebbe a sua volta guardare al Nasdaq.

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