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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 16:04.

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dal nostro corrispondente Alessandro Merli
FRANCOFORTE - Il Fondo monetario taglia, seppur di poco, le sue previsioni di crescita nel 2013 per il mondo, l'eurozona e l'Italia e continua a segnalare la crisi dell'area dell'euro come il principale rischio per l'economia globale. Nella revisione del World Economic Outlook pubblicata oggi l'Fmi indica tuttavia che quest'anno segnerà una modesta ripresa rispetto all'anno passato, con un'accelerazione negli ultimi mesi. L'Italia, nell'ultimo trimestre 2013, dovrebbe finalmente uscire dalla recessione. L'aggiustamento dei conti messo in atto dai Governio Berlusconi e Monti, ha detto il capo economista del Fondo, Olivier Blanchard, ha rallentato l'attività economica ed è stato pesante, ma la pressione dei mercati era enorme e non c'era scelta. Ora, la fiducia dei mercati è tornata, lo spread è sceso e l'Italia ha il maggior surplus primario di bilancio in Europa, ha detto. L'effetto sull'economia reale ci mette un po' di tempo ma arriverà, è l'opinione di Blanchard.

La ripresa globale sarà più graduale di quella prevista nell'ottobre scorso: l'economia mondiale crescerà nel 2013 del 3,5% (con un ritocco al ribasso dello 0,1%) contro il 3,2% del 2012. A deludere le aspettative soprattutto l'area dell'euro, dove le stime sono state tagliate dello 0,3% (della stessa entità la riduzione relativa alla Germania e all'Italia). L'eurozona accuserà un secondo anno di recessione, con un -0,2% dopo il -0,4% dell'anno scorso. L'anno prossimo tornerà a crescere dell'1%. L'Italia farà peggio della media dei Paesi dell'unione monetaria, con una contrazione del prodotto interno lordo dell'1% nel 2013, dopo quella del 2,1% del 2012. La crescita dell'anno prossimo sarà dello 0,5%.
Gli Stati Uniti cresceranno del 2% quest'anno e del 3% il prossimo, i Paesi emergenti rispettivamente del 5,5% e del 5,9%, con un recupero soprattutto in Cina, India e Brasile.

Nella loro analisi, gli economisti del Fondo sottolineano che le azioni di politica economica intraprese nell'area dell'euro l'anno passato hanno ridotto i rischi di una crisi acuta, ma che il ritorno alla crescita è ritardato. Il taglio delle previsioni riflette i tempi lunghi della trasmissione di spread sovrani più bassi e del miglioramento delle liquidità delle banche alle condizioni del credito per il settore privato. Inoltre, c'è ancora incertezza sulla soluzione ultima della crisi, nonostante i recenti progressi. Questi freni dovrebbero allentarsi nel corso di quest'anno, se le riforme annunciate saranno messe in atto. Una posizione analoga a quella espressa questa settimana dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. L'area euro continua a rappresentare, secondo l'Fmi, un importante rischio per le prospettive globali. L'istituzione di Washington sostiene che gli sforzi di aggiustamento nei Psesi della perfieria dell'eurozona devono essere mantenuti e sostenuti dai Paesi più solidi, utilizzando in pieno i meccanismi anti-contagio, la flessibilità offerta dalle nuove regole di bilancio del fiscal compact e muovendo in direzione dell'unione bancaria e di una maggior integrazione fiscale.

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