Finanza e Mercati In primo pianoMercati finanziari appesi al filo della Fed
Mercati finanziari appesi al filo della Fed
di Andrea Gennai | 26 novembre 2013
Lo scenario che si va delineando è quello di un tapering più dilazionato nel tempo, rispetto a quanto anticipato lo scorso maggio da Bernanke. La Fed avrebbe un vantaggio mantenendo anche una coerenza comunicativa. Potrebbe iniziare il tapering entro fine anno, poi con il cambio della guardia al vertice (Yellen al posto di Bernanke) potrebbe non confermarlo perché è cambiato il presidente e il board». Anche per il Bund è diffice immaginare un netto rialzo dei tassi. Potrebbe affacciarsi in area 2,5%, ma è difficile che si spinga oltre per troppo tempo. In generale poi dovrebbe proseguire la tendenza per una riduzione dello spread verso i Paesi periferici.
Mercato record negli Stati Uniti. La scommessa ora è l'Europa
I bassi tassi di interesse dopo lo scoppio della crisi finanziaria sono stati la benzina per accendere l'interesse intorno al mercato dei corporate bond. Nelle ultime settimane i volumi sul mercato dei corporate bond sono tornati a livello del 2008. Gli scambi medi sui titoli di debito investment e speculative-grade sono infatti schizzati al livello di 19,5 miliardi di dollari in ottobre. La fiammata dei volumi è da ricondurre alle attese del mercato, che si attende un rinvio del tapering, ovvero della riduzione dello stimolo monetario della Federal Reserve, rispetto alle attese iniziali.
L'interesse degli investitori si concentra soprattutto sulle emissioni ad alto rendimento (high-yield), quelle che ancora possono esprimere del valore assumendosi ovviamente maggiori rischi. E proprio questa asset class, negli Usa, ha registrato nell'ultimo mese importanti guadagni. Per capire quanto sia importante la variabile Fed e quanto incida l'orientamento della banca centrale Usa sul segmento di mercato basta dare un'occhiata alle statistiche relative al terzo trimestre. Le nuove emissioni in questa frazione hanno subito una battuta d'arresto sulle ipotesi, poi rientrate, dell'interruzione degli acquisti dei bond per 85 miliardi di dollari da parte della Fed. Resta sostenuta quella di titoli high yield, un po' meno quella degli investment grade.
Entrambe le categorie sono risultate in calo negli ultimi tre mesi. In termini di performance il bilancio da inizio anno vede in pole position i bond corporate del Vecchio Continente mentre su quelli Usa si è abbattuto negativamente l'effetto cambio. «Negli Stati Uniti - spiega Cesarano - i rendimenti sono molto schiacciati. Maggiore prospettive di sviluppo restano sicuramente in Europa in questo segmento soprattutto alla luce del piano per le piccole e medie imprese annunciato da Draghi».