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Dossier Quando la birra è un affare di famiglia

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    Dossier | N. 19 articoli L’industria della birra

    Quando la birra è un affare di famiglia

    È ormai patrimonio condiviso, non solo tra gli addetti ai lavori, come il mercato della birra abbia conosciuto negli ultimi vent'anni un vero e proprio stravolgimento. Quella che è stata battezzata come la “rivoluzione craft” ovvero la nascita e la moltiplicazione di piccoli birrifici, partita negli Anni Settanta dagli Stati Uniti e ormai diffusasi in tutto il mondo, ha oggi messo in moto i principali player del settore, dalle grandi multinazionali alle famiglie di birrai con oltre due secoli di storia alle spalle. Una di queste famiglie porta il cognome olandese di Swinkels ma fino a poco tempo fa non erano molti a sapere che gli Swinkels avevano iniziato a fare birra addirittura nel 1719.

    Il loro marchio, Bavaria, era il vessillo per il quale si facevano conoscere nel mondo. Italia compresa. Oggi però il gruppo si fa chiamare Swinkels Family Brewers ed effettivamente non ha nessuna ragione per non farlo. Considerato che l'azienda è ancora strettamente a conduzione familiare. Di certo tuttavia, il cambio ha una valenza strategica che chiediamo di spiegare a Luca De Zen, dal 2011 amministratore delegato della filiale italiana del gruppo.

    Luca De Zen

    «L'introduzione della nuova denominazione sociale e della nuova identità rappresenta uno step fondamentale nella nostra strategia aziendale volta ad espandere la gamma e a rafforzare ulteriormente la posizione sul mercato nazionale e internazionale. Oggi siamo un gruppo composto da diversi birrifici che si completano a vicenda: il cambio di nome offre all'azienda la possibilità di affermarsi con chiarezza come birrificio indipendente a conduzione familiare e di rappresentare al meglio tutti i brand di un portafoglio sempre più ampio».

    Diversi birrifici tra i quali lo storico e blasonato belga Rodenbach…
    «Rodenbach faceva parte del gruppo Palm che abbiamo acquisito nel 2016 per ampliare il nostro portafoglio prodotti e puntare a livello internazionale sulle birre Speciali, il segmento che per anni ha avuto la crescita più significativa. Dopo l'acquisizione il gruppo ha investito venti milioni di euro nella modernizzazione degli impianti di Palm e nel rilancio di brand come Rodenbach ma pure Brugge Triple e nel lancio di Cornet».

    Quali le strategie in Italia ora?
    «Il mercato italiano ha avuto una crescita straordinaria, a doppia cifra, nel 2017. Una crescita ripetuta anche nel 2018, sebbene in misura più moderata, ma che fotografa una realtà ancora distante dalla maturità. La cultura e l'interesse per la birra nel nostro Paese sono in costante aumento e questo trend sta premiando soprattutto le birre Speciali la cui quota è raddoppiata negli ultimi cinque anni arrivando a pesare il 10% a volume ma il 20% a valore sul canale moderno. Per parte nostra il 2018 ci colloca al quinto posto nelle classifiche di mercato ma al primo per crescita a volume (+5,6%) e al secondo per crescita a valore (+3,8%) con dati che si riferiscono alla grande distribuzione».

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