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Dossier Le dimore storiche italiane debuttano al Vinitaly

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    Dossier | N. 19 articoli Vinitaly, l’Italia e il mondo del vino

    Le dimore storiche italiane debuttano al Vinitaly

    Tenuta Marchesi Alfieri (Piemonte)
    Tenuta Marchesi Alfieri (Piemonte)

    Tra le mille ricchezze paesaggistiche dell'Italia le dimore storiche hanno un ruolo di primo piano. Strutture molto spesso agricole che puntellano il paesaggio rurale italiano e che, a differenza ad esempio degli chateaux francesi, sono da Nord a Sud tutte diverse tra loro. I masi trentini si distinguono dalle ville in terra, sassi e argilla del Piemonte che sono diverse dalle ville Palladiane del Veneto che vantano tenore e storia differenti da castelli, torri e cascine di Toscana e Umbria, che a loro volta non possono essere confuse con le masserie pugliesi o i bagli siciliani.

    Tutto questa ricchezza è racchiusa, o meglio rappresentata dall'Associazione delle dimore storiche italiane (Adsi) che per la prima volta quest'anno sarà presente con un proprio stand dedicato a Vinitaly 2019. “Si tratta di strutture e di paesaggi tutti diversi tra loro – spiega il presidente di Asdi Lombardia e membro della Giunta nazionale, Vittorio Giulini – perché l'Italia nei secoli era costituita da stati distinti che volevano tutti distinguersi, differenziarsi tra loro ed è così che questa distintività è giunta fino a noi”.

    I requisiti
    Le dimore storiche in Italia sono oltre 4mila e circa un centinaio tra queste fanno parte di un'azienda vitivinicola con vigneti e cantina. E ben 71 (erano 38 due anni fa) saranno presenti quest'anno al Vinitaly. “La regola chiave – spiega Giulini - per essere riconosciuti come dimora storica è l'avere un centro aziendale vincolato come monumento nazionale, quindi un vincolo di rispetto del paesaggio il che implica che sulla superficie aziendale non si può costruire. Questo è il prerequisito per essere dimora storica, ma ciò che più ci accomuna è la convinzione che – come ha recentemente ribadito Vittorio Sgarbi – in Italia il paesaggio vada considerato un bene culturale, alla pari di un monumento, come un affresco di Giotto”.

    Porte aperte il 19 maggio
    Nel panorama dell'Associazione dimore storiche italiane il vino ha un ruolo di primo piano, non soltanto per la partecipazione al Vinitaly, né tantomeno per la presenza nell'associazione di molti nomi illustri del settore enologico italiano (dagli Antinori ai Frescobaldi solo per stare in Toscana). “Abbiamo anche bellissime strutture nella pianura padana o nei pressi delle risaie del vercellese – aggiunge Giulini – dimore per giunta che rivestono una grande valenza agricola ma che sono meno ricercate sotto il profilo turistico rispetto a un'azienda vitivinicola”. Le dimore storiche italiane saranno presenti con un proprio spazio a Vinitaly ma soprattutto saranno visitabili e aperte al pubblico nella Giornata delle dimore storiche in calendario per il prossimo 19 maggio. Al Vinitaly di Verona invece oltre alla presenza con uno stand “ad hoc” ci sarà anche una degustazione dedicata ai vitigni autoctoni delle dimore storiche e che sarà ospitata il prossimo 8 aprile nello spazio di Confagricoltura (alla quale sono associate la quasi totalità delle dimore storiche).

    Cosa dice la legge
    All'Asdi infine vedono con grande favore il decreto appena varato dal ministro Centinaio sull'enoturismo. “Una norma opportuna che ha consentito di fare chiarezza – aggiunge Giulini – in particolare per quelle aziende che effettuano visite in vigneto o in cantina ed effettuano degustazioni ma che non hanno un'attività agrituristica. Per queste l'attività di enoturismo finora risultava difficile da inquadrare in particolare sotto il profilo fiscale. Adesso è invece chiarito che è a tutti gli effetti attività connessa agricola. La prossima frontiera ora è una regolamentazione per quelle dimore storiche e ville che pur non avendo al loro interno un'attività agricola, hanno un giardino o strutture con una valenza architettonica e culturale. Vorremmo che fossero messe in condizione di fare attività di accoglienza e magari offrire ai visitatori prodotti a km zero della propria regione”.

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