Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 06:46.

My24


Nell'avveniristico quartier generale Tod's circondato dal grande prato all'inglese a Casette d'Ete, in quella che da pochi anni è la provincia di Fermo, erano abituati a vederlo apparire all'improvviso nel corridoio impreziosito dalla scocca di una Ferrari di Formula uno, ovviamente rossa fiammante. Dorino Della Valle calzava sempre le scarpe spaiate: modelli e a volte addirittura colori diversi. Non sfumature: anche una scarpa rossa e una gialla.
«È per testare i prototipi e i pellami», si affrettavano a puntualizzare Diego e Andrea Della Valle agli ospiti italiani e stranieri incuriositi da questo signore distinto, occhiali tondi e baffi bianchi, pantaloni grigi e giacca in tweed, camicia button-down (forse di Brooks Brothers come quelle preferite dai suoi figli) e cravatta di maglia, ai quali aveva da tempo lasciato il testimone al vertice del gruppo del lusso quotato alla Borsa italiana dal 2000.
Dorino è morto ieri a 86 anni dopo una lunga malattia. Da buon visionario aveva dato la scossa all'attività di calzolaio del padre Filippo che dai primi del Novecento, dopo avere fabbricato di persona le scarpe, s'alzava all'alba e pedalava verso i mercati delle Marche e della Romagna per vendere i suoi prodotti artigianali e reinvestire il ricavato per fare quel salto sociale e imprenditoriale che sentiva nel cuore e tra le mani mentre cuciva a mano suole e tomaie.
È stata proprio di Dorino, infatti, la decisione di avviare un vero calzaturificio. Che, in breve tempo, si è trasformato in contoterzista di marchi internazionali e della distribuzione organizzata americana: tra cui, profeticamente, c'era pure Saks Fifth Avenue, di cui la Diego Della Valle Sapa sarebbe dopo decenni diventata il primo azionista (tornando poi al secondo posto nel libro soci a fine 2011 dietro al magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Slim, l'uomo più ricco del mondo secondo Forbes).
Defilato da ogni evento legato ai marchi Tod's, Hogan e Fay, nei quali il gruppo marchigiano ha diversificato dagli anni 70 con l'arrivo in azienda del primogenito Diego (c'è anche una sorella, Gisella, che non detiene cariche operative), Dorino distillava quotidianamente quei valori d'altri tempi che gli aveva insegnato il padre Filippo: la passione per il lavoro, innanzitutto, e quella per la qualità. Caratteristiche che hanno consentito al gruppo di arrivare a 894 milioni di ricavi nel 2011, a un Ebitda di 232 e a un utile netto di 195, tutte voci in forte crescita rispetto al 2010.
Riservato e protagonista di una vita molto ritirata a Casette, Dorino si era concesso un unico lusso: un percorso Kneipp nel quale mettere a prova le sue doti di camminatore in un'alternanza di acqua calda e fredda. Era orgoglioso dei successi dei suoi figli, ovviamente, ma sembra che non abbia digerito di scoprire dal telegiornale che, nella torrida estate 2002, avevano acquistato la Fiorentina. Un peccatuccio veniale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA