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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 06:45.
In arrivo la chiusura delle indagini e con tutta probabilità le richieste di rinvio a giudizio per l'attuale direttore generale di Telecom Italia Luca Luciani, l'ex amministratore delegato del gruppo di telefonia nazionale Riccardo Ruggiero e il suo più stretto collaboratore, Massimo Castelli, ex responsabile del Marketing. Al Sole 24 Ore risulta che la settimana scorsa il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, ha invitato i tre a presentarsi in tribunale in qualità di persone sottoposte a indagini, comunicando ai loro avvocati il capo d'imputazione. Nessuno dei tre si è presentato. L'accusa è quella di aver violato, in concorso tra loro e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, l'articolo 2638 del codice civile che punisce «l'ostacolo all'esercizio alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza». Il reato prevede fino a un massimo di 8 anni di carcere.
Dalle indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano, sarebbe emersa una strategia aziendale portata avanti su input di Ruggiero e Luciani (all'epoca dei fatti contestati responsabile del settore domestico della telefonia mobile) che avrebbe comportato il ricorso a un artificio tecnico-contabile consistito nel far apparire attive schede Sim non più attive al fine di dare l'impressione di aver raggiunto una quota di mercato nella telefonia mobile superiore a quella effettiva. I tre dirigenti di Telecom sono accusati di aver «dolosamente» alterato i dati al fine di modificare la customer base e conseguentemente la market share di Telecom Italia Spa, prospettando un numero di linee attive maggiore di quelle effettive. E di aver poi - e qui sta il reato contestato - fatto in modo che questi dati non veritieri fossero formalmente comunicati all'Agcom, l'autorità delle telecomunicazioni, in almeno 4 occasioni diverse. Tra il 4 aprile 2007 e il 31 marzo 2009, Telecom avrebbe comunicato una quota di customer base più elevata di quella effettiva, in seguito a incrementi fittizi del proprio market share fino a una punta massima dell'8,16%. In totale sarebbero state comunicate come attive oltre 5,3 milioni di schede fittizie.
Il Sole 24 Ore ha accertato che, nel corso delle perquisizioni condotte nel marzo del 2011, gli inquirenti milanesi hanno trovato documenti dai quali risulterebbe che Ruggiero e Luciani sarebbero stati al corrente di un piano di mantenimento in vita artificiale di schede di telefonia mobile cosiddette "silenti", e cioè di fatto non usate, allo scopo di segnalare alla Authority (e indirettamente al mercato) il mantenimento di una quota dominante rispetto ai concorrenti di Vodafone.
cgatti@ilsole24ore.us
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Le Sim che Telecom Italia avrebbe
comunicato come attive
5,3 milioni
Le schede fittizie