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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 06:46.

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All'inizio fu un negozio a due luci con un retro, in una laterale di quella che è oggi a Milano una delle principali vie dello shopping. L'obiettivo – ma era il 1938 e la guerra non aveva ancora bombardato il magazzino – era importare a Milano le macchine utensili prodotte in Friuli. Settanta anni e 6 filiali estere dopo, Guido Celada, terza generazione alla guida del gruppo Celada, specializzato nell'importazione e vendita di macchine utensili da tutto il mondo, spiega: «Stiamo valutando l'acquisizione di un'azienda indiana. Ma vogliamo che gli standard siano elevati e il Paese ha ancora molte contraddizioni».

Dal 1980, infatti, con l'entrata in azienda di Guido, nipote del fondatore, l'azienda – che dal '90 ha sede nell'hinterland milanese, a Cologno Monzese – consolida non solo le proprie importazioni da Paesi emergenti (nel 1996 viene costituita Celmacch con la mission di proporre al mercato italiano macchine ad alto valore aggiunto da Taiwan e Corea), ma apre anche filiali estere per consolidarvi business, assistenza e post vendita. Nascono così le sedi di Celada in Francia, Middle East (a Dubai), Croazia, Serbia, Slovenia e Svizzera. Un fatturato consolidato di 120 milioni di euro nel 2011 e 320 collaboratori nel mondo (di cui 250 in Italia).
Dal Medio Oriente, intanto, sono recentemente arrivate due commesse dal valore complessivo di 3,8 milioni di euro. «Una riguarda – spiega Guido Celada – la fornitura di 13 macchine per un'azienda governativa specializzata nella lavorazione di particolari aerospace. L'altra, 8 macchine, per una azienda di Dubai di logistica aeroportuale».

«Non siamo solo venditori di macchine – precisa Celada – ma progettiamo, in base alle esigenze specifiche del cliente, intere linee produttive, modificando ed adattando all'occorrenza, macchinari già molto sofisticati. Un paio di occhiali, un maglione, un piatto di pasta: sono prodotti della vita quotidiana alla cui realizzazione Celada ha prima o dopo contribuito». Non senza difficoltà. «Il credit crunch? Lo avvertiamo eccome – spiega Guido Celada –. Noi vendiamo beni di investimento. I nostri clienti acquistano per lo più tramite leasing, con forme di pagamento diluite anche in 5 anni. Ma oggi il cliente medio accede a un leasing a costi più elevati e con grande difficoltà. Difficile continuare a fare manifattura in queste condizioni. Ma in Italia c'è tanto know-how e la gran parte degli imprenditori non vuole arrendersi».

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