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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 06:45.

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Il know-how italiano e l'intraprendenza cinese si stringono la mano e pongono a Ferrara le basi di un modello destinato a allargarsi a macchia d'olio nei prossimi anni. Il frutto di questa alleanza si chiama Cti (Chemical tecnologies international) Srl, società nata a Ferrara un anno fa che si occupa di ricerca, sviluppo tecnologico e ingegnerizzazione dei processi industriali nel settore chimico e ha come principale cliente, nonché alleato, la Cina.

Il 51% della società (100mila euro di capitale sociale) appartiene infatti a Cui Yong Ju, industriale impegnato nel campo degli additivi per cemento a Jilin, nel nord della Manciuria, che alla Cti ha dato «assoluta libertà» in cambio di «idee vincenti». L'altro 49% è di tre senior manager di grande esperienza industriale nel petrolchimico (settore in cui Ferrara ha una storica vocazione, a partire dalla multinazionale Basell): Sergio Foschi (attuale presidente), Vittorio Bertasi (direttore) ed Enrico Ammannati, proprietario del laboratorio di sintesi organiche Argus, a Prato. Cti ha già una sede di rappresentanza a Pechino, ma entro dicembre partirà l'attività anche a Jilin.

La Cina non è più terra di conquista o di concorrenza ma di investimento, anche se per ora la prudenza ha suggerito una ragione sociale e una sede italiana. La Cti, che fornisce soluzioni tecnologiche innovative, si è inserita nelle «tante necessità di un Paese che ha l'ambizione di crescere ma che difetta di organizzazione, razionalità, indirizzi, concretezza», spiegano il presidente, Sergio Foschi, e il direttore, Vittorio Bertasi. Che nel quarto socio cinese hanno trovato anche le risorse (80mila euro) per avviare un'avventura che ha già portato a 2 milioni di euro di fatturato nel primo anno di attività e a un portafoglio triennale di circa 10 milioni. «Altri accordi sono in corso», precisa Foschi, alla guida di una struttura oggi composta da 4 soci, 10 tecnici e 23 dipendenti. Di questi, tre quarti assunti a tempo indeterminato, i restanti inseriti in progetti gestiti in collaborazione con l'Università di Ferrara e destinati a tramutarsi in assunzioni. Sono giovanissimi neolaureati in chimica, ingegneria, lingue e provengono da tutta Italia. Il plus è la ricerca, fin qui rigorosamente eseguita nei laboratori italiani di Ferrara e Prato. Altri due laboratori saranno inaugurati a breve a Occhiobello, in provincia di Rovigo, e a Jilin. Saranno entrambi operativi entro fine 2012 e richiederanno l'assunzione di altro personale, anche cinese.

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