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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 08:49.

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Quando una strada si chiude, l'unico modo per andare avanti è di cercarne un'altra. È così che un gruppo di banche (guidate da Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo e UniCredit), alcuni studi legali (capeggiati da Allen & Overy e White & Case) e alcune associazioni (a partire dall'Abi) hanno deciso di accompagnare le aziende italiane su una nuova strada: ridurre la dipendenza dal credito bancario, per cercare fortuna sul mercato obbligazionario. Due barriere legali-fiscali rendono però questa strada difficilmente percorribile, così il gruppo di banche e studi legali ha preso carta e penna e ha scritto al Governo.

La lettera, attualmente sul tavolo degli uffici tecnici del ministro Passera, ha una richiesta precisa: eliminare i vincoli che rendono le emissioni obbligazionarie più complicate rispetto al credito bancario, soprattutto per le aziende non quotate in Borsa. I vincoli sono due. Il primo è fiscale: le aziende non quotate in Borsa sono svantaggiate sulla deducibilità degli interessi passivi in termini di witholding tax. Il secondo è legale: l'articolo 2.412 del Codice Civile limita il ricorso all'indebitamento obbligazionario.

Si può essere d'accordo o contrari sull'utilità o meno di questi vincoli. Ma l'importante è che si parli del problema e che qualcosa, in fretta, si faccia: per molte imprese ormai è questione di vita o di morte.

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