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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 06:46.

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ROMA
Entro quattro mesi sarà indetta l'asta per assegnare il diritto d'uso delle frequenze ex-beauty contest. Quest'ultimo viene annullato, con indennizzo per i partecipanti, a parte il rilancio del "tetto" al numero delle reti digitali (cinque) che un gruppo può raggiungere all'esito della gara.
Il provvedimento è stato presentato ieri dal Governo come emendamento al decreto fiscale in discussione alla Commissione Finanza della Camera. Il testo dovrà essere dichiarato ammissibile dalla presidenza e dagli uffici di Montecitorio: sia il presidente della Repubblica sia la Corte Costituzionale si sono pronunciati contro l'eterogeneità all'interno dei testi di legge. Le frequenze appaiono piuttosto "ultronee" rispetto alle tematiche fiscali, pur comportando la previsione di un introito per lo Stato. Se il testo, com'è già accaduto per i finanziamenti ai partiti, dovesse essere dichiarato inammissibile, il Governo potrebbe trasformarlo in decreto in uno dei prossimi Consiglio dei ministri, forse già domani,
I 120 giorni previsti dal testo lasciano aperta la possibilità che ad approvare il Regolamento da parte dell'Agcom sia il nuovo Consiglio. L'attuale Autorità scade a metà maggio: potrebbe avviare la consultazione pubblica, ma, per ragioni di opportunità, sarà il nuovo Consiglio a varare il Regolamento, sul quale si baseranno il Bando e il Disciplinare di gara da parte dell'esecutivo. Si tratterà di un'asta competitiva con rilanci. I principali criteri dettati all'Agcom sono: trovare l'intesa con la commissione Ue, imporre un tetto di cinque reti digitali e prevedere la partecipazione alla gara degli operatori di rete televisiva, «assicurando la separazione verticale tra fornitori di programmi e fornitori di contenuti». Bisognerà capire se questo significa separazione proprietaria e non solo societaria dei gruppi nazionali, tutti verticalmente integrati: previsto l'accesso a condizioni eque e non discriminatorie ai fornitori di contenuti.
Il diavolo, infatti, sta nei dettagli, delegati all'Agcom (finalmente): bisognerà anche capire se il "tetto" sarà di cinque reti digitali generiche o di cinque in standard DVB-T, come prevede la delibera 181 dell'Agcom: è lo standard usato attualmente per il digitale terrestre. Nel secondo caso, un gruppo potrà aggiungere altre reti non tanto in standard DVB-H, quello per i telefonini ormai defunto, quanto nel DVB-T2, che moltiplica la capacità trasmissiva, migliora in maniera significativa audio e video e permette un'ottima visione in mobilità. A tal proposito, è previsto l'obbligo di vendere, entro il primo gennaio 2015, solo televisori con sintonizzatore DVB-T2 integrato (già sul mercato: la Bbc darà le Olimpiadi di Londra in DVB-T2). Dal primo gennaio 2013 stop alla vendita di televisori analogici.
Le frequenze saranno divise in due lotti, ma non si precisa quali: uno sarà costituito dai quattro canali presenti nella banda 700 Mhz, la cui durata dei diritti d'uso garantisca la «tempestiva destinazione delle frequenze» in relazione all'Agenda digitale nazionale e comunitaria: il Governo intende che dovranno essere restituite nel 2015. Chi, però, parteciperà a un'asta del genere, senza avere la garanzia di vedersi assegnata una frequenza alternativa?

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