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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 06:45.

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MILANO
«Esselunga non è in vendita assolutamente». Questa l'affermazione che filtra direttamente dagli amici di Bernardo Caprotti, in risposta ai ripetuti rumor di questi ultimi giorni a margine della disputa legale con Giuseppe e Violetta Caprotti, i due figli avuti dal primo matrimonio (dal secondo matrimonio con Giuliana Albera, Caprotti ha avuto la terza figlia, Marina Sylvia) sul possesso effettivo delle azioni di controllo della Supermarkets italiani, la holding del gruppo.
Al riguardo, ribadendo quanto deciso dal Tribunale di Milano in sede di rigetto dell'istanza di sequestro delle azioni della Supermarkets avanzata dai figli Giuseppe e Violetta, dall'entourage di Caprotti si fa sapere di «essere stato sempre il proprietario della Supermarkets, anche in presenza di un contratto fiduciario del 1996».
A proposito, si precisa che vista la contestazione mossa da Giuseppe e Violetta è stato appunto Bernardo Caprotti a «ricorrere all'abitrato», sulla base di quanto previsto dai patti in caso di controversia.
Giuseppe e Violetta si sono mossi sul piano legale perchè hanno ritenuto lesi i loro diritti sulle quote azionarie della Supermarkets, senza che vi siano stati preavviso e indennizzo.
La disputa ha rimarcato probabilmente divergenze all'interno della famiglia Caprotti, mai sopite dopo il brusco abbandono della carica di amministratore delegato di Esselunga da parte di Giuseppe. All'epoca si parlò di una uscita forzata insieme a un gruppo di altri dirigenti.
Da fonti vicine a Bernardo trapela una valutazione che potrebbe anche essere interpretata come una sorta di apertura. «Giuseppe Caprotti non è stato allontanato, scacciato o licenziato – avrebbe detto Bernardo in questi giorni ai suoi più stretti collaboratori –. Se n'è andato a Pasqua del 2004, se n'è andato e non è più tornato».
La disputa legale tra padre e due dei tre figli andrà intanto avanti. Giuseppe e Violetta, pur essendo rappresentati da un luminare del diritto come Natalino Irti, hanno deciso di contestare l'arbitrato (che dovrebbe concludersi nell'arco di una novantina di giorni) sulle quote azionarie promuovendo al tempo una azione legale civile innanzi al Tribunale di Milano.
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