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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 08:13.

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Al Salone del mobile di Milano che oggi affronta l'ultimo tornante con un bilancio di 320mila visitatori (per il 70% stranieri tra i 2.750 stand), ieri, a sorpresa, è arrivato il presidente del Consiglio Mario Monti. Il premier era accompagnato dalla moglie Elsa. L'edizione 2012 del Salone potrebbe superare, in termini di visitatori, il bilancio del 2011, quando chiuse a quota 350mila ingressi.

Bagno di folla, applausi. Una presenza graditissima che ha spiazzato piacevolmente tutti, a cominciare dal presidente designato di Confindustria Giorgio Squinzi che dichiara di avere appreso dell'arrivo del premier in tempo reale. Parterre de roi per il pranzo in Fiera, al quale oltre a Monti e Squinzi hanno partecipato il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il prefetto Gian Valerio Lombardi, il questore Alessandro Marangoni, il presidente di FederlegnoArredo Roberto Snaidero e il presidente di Cosmit Carlo Guglielmi.

È stata l'occasione giusta specie per i vertici della categoria per sensibilizzare il Governo sui temi della crescita e sulle misure più idonee da prendere nell'immediato, su tutte l'Iva al 4% che proprio in questi giorni Roberto Snaidero, presidente di Federlegno, ha rilanciato a più riprese.

«Segnali di crescita, non se ne possono avere tanti nell'immediato, ma ci sono ugualmente segnali di speranza e di ottimismo», ha replicato con realismo Monti Monti. «Sono venuto a visitare questo segno di speranza - ha proseguito riferendosi alla Fiera del Mobile - che rappresenta l'Italia affacciata sul mondo e il mondo che viene a visitare l'Italia». Snocciolando cifre su cifre del settore, Monti ha però spento gli entusiasmi rispetto a misure che comportino deroghe sostanziali al rigore. Come è suo costume ha preso tempo, riflettuto, promesso che ci penserà.

E di un aiuto le aziende del settore avrebbero davvero bisogno anche per trovare nuove energie per investire, specie sui nuovi mercati e risollevare la loro redditività. Spiega Filippo Peschiera dello Studio Ambrosetti che ha passato al setaccio i bilanci degli ultimi cinque anni di 150 realtà non quotate con bilancio superiore ai 20 milioni di euro: «Dopo il 2008, l'annus horribilis, il settore del legnoarredo ha recuperato dai minimi del 2009, riportandosi nel 2010 ai valori del 2007, ma al posto degli utili c'è una perdita aggregata. Nonostante l'andamento dei margini, il settore ha creato lavoro e sembra aver investito molto: 1,2 miliardi di euro, ma per il 40% si tratta di crescita del circolante, di fatto crediti più lenti da incassare e maggior magazzino, per il 60% è crescita dell'attivo fisso, in particolare gli immobili».

Il balzo nasce nel 2008, anno della rivalutazione in sostanziale esenzione fiscale. «Le imprese del settore non hanno fatto investimenti di sviluppo, ma hanno proceduto a rivalutazioni sulla carta per aumentare il patrimonio netto e accedere a maggiori finanziamenti bancari. Il debito finanziario è cresciuto di pari importo», prosegue Peschiera, che mette in guardia contro facili entusiasmi. Il perchè è presto detto: «Con la rivalutazione degli immobili, la banca crede di essere a posto perché ha migliorato il rapporto debito/equity; purtroppo un altro parametro ben più rilevante per le imprese che stanno sui mercati finanziari è andato in direzione opposta: debito/Ebitda, ovvero quanti anni di Ebitda servono per ripagare il debito». «Ebbene nel caso delle aziende analizzate il parametro - precisa – è passato da 1,9 (molto sereno) a 3,4 (quasi border-line), nel frattempo, return on investment, già non brillante, è ulteriormente peggiorato, con buona pace di chi, tra queste imprese, vuol trovare magari un private equity da ingaggiare per la crescita. Infatti, le performance con le quali si presenta risulteranno ulteriormente indebolite».

È anche qui che si crea la distanza tra il valore dell'azienda che ha in mente l'imprenditore e il valore che un private equity è disposto a riconoscere. Perchè bisogna convincere le banche a valutare il merito creditizio, su questo non ci piove e bisogna farlo con dati reali.

Un avvertimento per il ministro per lo sviluppo Corrado Passera, atteso oggi al Salone in visita privata, Ceo, fino a non molti mesi fa, della principale banca italiana.

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