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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2012 alle ore 15:43.

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Regioni in campo per spingere il turismoRegioni in campo per spingere il turismo

Il turismo cambia volto, complice la crisi economica internazionale ma anche l'aumento e il crescente utilizzo di internet per la ricerca e la prenotazione dei soggiorni. Cambiano le abitudini, le vacanze sono più corte (4,3 giorni la durata media) ma anche meno legate alla sdraio e all'ombrellone; ci sono più turisti stranieri (+3,9% di presenze nel 2011), grazie alla diffusione dei voli low cost, con esigenze però calibrate su standard e modelli culturali internazionali. A fronte di questa evoluzione, cresce l'urgenza di saper promuovere all'estero in maniera unitaria il brand Italia, segmentando poi molto bene l'offerta a livello dei singoli territori, all'insegna di una proposta più qualificata e integrata con le risorse culturali locali, dal patrimonio artistico agli eventi enogastronomici, dai percorsi tematici naturalistici a quelli sportivi.

Dal punto di vista della ricettività, secondo i dati Ciset-Banca d'Italia, l'Italia è seconda nell'Unione europea per numero di posti letto, dopo la Francia, con una quota del 16,6 per cento. «Numericamente c'è un eccesso di offerta – sottolinea Renzo Iorio, presidente di Federturismo-Confindustria –. Il problema è che spesso non è qualificata, è disaggregata e difficile da comunicare perché la penetrazione dei marchi è debole; si tratta quasi sempre di hotel individuali che fanno fatica a essere visibili sul mercato internazionale. Per il 50% l'Italia dipende dalla domanda estera – aggiunge Iorio – ma affronta il mercato in modo parcellizzato, sia dal punto di vista delle politiche di sviluppo, sia sul fronte delle imprese, che per essere competitive devono ragionare sempre più in rete».

Negli ultimi due anni c'è stata una forte ripresa dei flussi stranieri, e la previsione per il 2012 – secondo il Centro internazionale di studi sull'economia turistica (Ciset), collegato all'Università Ca' Foscari di Venezia – è di un +2,5% negli arrivi, in crescita soprattutto dal Nord Europa e dai Paesi emergenti; continua invece a calare il turismo interno, in gran parte per l'erosione della capacità di spesa indotta dalla crisi economica. Nel 2011 i turisti stranieri hanno speso in Italia quasi 31 miliardi di euro (+5,6%), in crescita soprattutto al Sud e nelle Isole (+6,2%). Resta trainante il peso della Germania (16,7%), che nel 2011 ha fatto registrare anche un aumento dei flussi di spesa (+11,8%). In regioni come Veneto, Toscana, Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna si concentrano quasi il 68,5% della spesa dei turisti internazionali e il 61,7% del valore aggiunto turistico. Il settore rappresenta oltre il 7% del Pil nazionale (circa 10 miliardi di euro) e quasi il 14% dell'occupazione.

«Ci sono potenzialità enormi – osserva Magda Antonioli, direttrice del master in economia del turismo dell'Università Bocconi di Milano – ma non investiamo abbastanza in questa risorsa strategica. La forte stagionalità che caratterizza soprattutto il turismo balneare è un limite che va superato, attraverso un'offerta integrata e diversificata, che faccia leva sul nostro patrimonio culturale. Occorrono una seria programmazione regionale e un buon coordinamento a livello nazionale, oltre al lavoro dell'Enit».

Con la riforma del Titolo V della Costituzione il turismo è materia di esclusiva competenza delle Regioni, come ha chiarito di recente la Corte costituzionale, che ha bocciato 19 articoli del Codice del Turismo (Dlgs n. 79/2011) per eccesso di delega del Governo. «Abbiamo venti strategie autonome – dice il presidente di Federturismo –, con un budget complessivo per le Regioni di 350-380 milioni di euro, quando per un'efficace politica di promozione Paesi come la Francia e la Spagna spendono meno della metà. C'è un problema di spreco di risorse e di inefficacia degli investimenti. Abbiamo bisogno di una strategia unitaria».

Tra le iniziative regionali di successo spicca il caso della Puglia. «Vince chi sa valorizzare il territorio offrendo un prodotto integrato – conclude Iorio –. La Regione ha allargato al turismo finanziamenti strutturali per le medie e grandi imprese. Recuperare i centri storici, riqualificare le masserie, favorire una cultura di aggregazione e progetti che aggiungono contenuti tematici al concetto di vacanza balneare sono la strada giusta per sviluppare il turismo come settore produttivo a tutti gli effetti».

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