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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2012 alle ore 06:46.

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VENEZIA
Settecento milioni di euro e un numero verde "anticrisi" (800177750) per uscire dalla morsa del credit crunch e prevenire suicidi. Un'operazione concertata da Regione Veneto e da Veneto Sviluppo, finanziaria partecipata al 51% dalla Regione, e inserita nel contesto del piano di supporto al credito per le Pmi varato otto giorno fa dalla giunta veneta.
Perché in Veneto la conta degli imprenditori che si sono tolti la vita a causa di debiti e soprattutto di crediti non riscossi ha superato (secondo la Cgia di Mestre) quota 50. «E perché – afferma l'assessore regionale allo sviluppo economico Marialuisa “Isi” Coppola – per questa crisi non c'è letteratura. Dal 2008 in poi, abbiamo varato diverse misure per facilitare l'accesso al credito: il rafforzamento di Confidi (in Veneto, una società cooperativa di garanzia collettiva fidi, ndr), il tavolo sulla crisi e quello sul credito; ma si tratta di strumenti che vanno "accordati" ogni sei mesi, perché la congiuntura sfavorevole continua e nascono nuove esigenze». Di qui la novità di questi giorni. «Un numero verde – continua la Coppola – l'abbiamo già istituito per l'imprenditoria femminile. E ha funzionato bene. Niente segreteria telefonica: rispondono funzionari preparati, soprattutto nel settore delle agevolazioni alle imprese. Gli stessi argomenti del numero anticrisi». Ma come funziona? «Sono state previste nuove modalità flessibili – continua la Coppola – per l'utilizzo dei fondi di rotazione regionali (quasi tutti gestiti da Veneto Sviluppo, ndr) per fornire liquidità alle Pmi in tutti i settori: artigianato, industria, commercio, servizi e turismo». In pratica, la misura anticrisi non utilizza nuovi strumenti, ma giacenze di fondi esistenti: un tesoretto di circa 700 milioni di euro. «Gli imprenditori – continua la Coppola – potranno richiedere finanziamenti fino a 500mila euro per le Pmi, 350mila per imprese artigiane, per l'anticipazione di crediti verso la pubblica amministrazione o verso i clienti; ma anche nel caso di nuove commesse che non possono essere realizzate per mancanza di liquidità». Ma non si rischia "l'assalto alla diligenza"? «È emersa – afferma il direttore generale di Veneto Sviluppo Paolo Giopp – l'esigenza dell'allargamento del circolante. Credo che le risorse saranno utilizzate in breve termine».
Anche se resta qualche nube all'orizzonte. «I finanziamenti – termina l'assessore – sono a fondo perduto per il 50 per cento. È la nostra quota. Il restante 50% è concesso dalle banche (che controllano il 49% di Veneto Sviluppo, ndr) a tasso agevolato. Il problema è che gli istituti di credito stanno tirando il freno a mano. Ma la Regione vigilerà per evitare inutili perdite di tempo».
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