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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 06:45.
ISTANBUL. Dal nostro inviato
Una crescita che nel 2011 è stata dell'8,5%, la seconda più alta al mondo. E rimarrà attorno al 3% anche nel 2012, anno in cui l'Europa, con Italia e Spagna, tocca con mano la recessione. Numeri ai quali si aggiungono la consistente quota di investimenti che il governo vuole realizzare nel settore dei trasporti, dell'energia, gli incentivi alle imprese, in particolare nel settore delle rinnovabili.
Ecco perchè bisogna fare di più: «Dobbiamo rafforzare la presenza delle imprese italiane in Turchia, che è un partner strategico, esplorando le opportunità di partnership e collaborazione bilaterale, anche in mercati terzi, per vincere commesse insieme», ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parlando ieri mattina al Forum economico Italia-Turchia, primo appuntamento della missione organizzata da Confindustria, Abi, Ice, Unioncamere e Rete Imprese Italia, assieme ai ministeri degli Esteri e dello Sviluppo economico. Sul palco, rappresentanti italiani, tra cui Guido Rosa, Abi; Giorgio Guerrini, Rete Imprese Italia; Riccardo Monti, neo presidente dell'Ice; il sottosegretario allo Sviluppo, Massimo Vari; e turchi come il vice presidente della Tusiad, la Confindustria locale, Aldo Kaslowski; il sottosegretario all'Economia, Cemalettin Damlaci.
Quasi 200 le imprese italiane presenti, con una formula mirata, concentrata sui settori dell'energia, dei macchinari e delle infrastrutture, oltre i beni di consumo, con tre associazioni Federalimentare, Unipro (cosmetici), Sistema moda Italia. Ieri ci sono stati due seminari di approfondimento su energia e meccanica industriale, oggi ci saranno gli incontri faccia a faccia con le imprese (400, per circa 66 aziende coinvolte). Molti imprenditori sono in Turchia per la prima volta, spinti dai dati della crescita e dalla vicinanza geografica, per reagire alla recessione nel nostro paese e alla scarsità di domanda interna. «Partecipazione che dimostra il dinamismo degli imprenditori italiani nel ricercare nuove opportunità», ha insistito la Marcegaglia. Il 24 maggio scadrà il suo mandato (il successore sarà Giorgio Squinzi): «Ho sempre puntato molto durante la mia presidenza all'internazionalizzazione e come Confindustria abbiamo voluto fortemente questa missione in Turchia». Sono i numeri a far capire gli spazi che si potrebbero aprire: nel 2010 il flusso degli investimenti diretti esteri in Italia è stato di 611 milioni di dollari, mentre lo stock ha raggiunto quasi 3,8 miliardi di dollari. Rispetto ai dati del 2008, ha specificato la presidente di Confindustria, il livello degli investimenti delle nostre aziende in Turchia è quasi triplicato. Ma il peso di questo paese sul totale dello stock di investimenti italiani all'estero resta debole, pari allo 0,8%, così come la quota dell'Italia sul totale degli stock investiti in Turchia, che è del 2,5 per cento. «Anche se le nostre imprese hanno dimostrato di essere competitive, vincendo il 60% delle gare fatte qui in Turchia». C'è ancora molto da fare, come hanno sottolineato anche gli altri presenti al Forum, tra cui Monti, che ha proprio insistito sulla scarsità di investimenti turchi in Italia. L'impegno c'è, sia da parte delle imprese – Confindustria ha una collaborazione stretta con la Tusiad (c'è stato un incontro lo scorso giugno a Roma, poi un follow up a inizio anno) – sia del governo: la prossima settimana i vertici del governo turco saranno a Roma per un incontro con il presidente del Consiglio. Anche se ieri tra gli imprenditori c'è stata una certa delusione per la mancata presenza governativa di più alto livello, viste le prospettive di business della Turchia e l'importanza per le aziende di avere a supporto il sistema paese. Alcuni problemi restano: quello dei visti innanzitutto, nonostante le facilitazioni burocratiche che ha compiuto la nostra ambasciata. E la Marcegaglia ha definito «antistorica» la polemica sull'ingresso o meno della Turchia in Europa: «L'adesione sarebbe importante anche per la Ue, che parla solo di austerità: un paese ottimista e che cresce farebbe bene all'Europa». Va aumentato anche l'interscambio Italia-Turchia, che nel 2011 è stato 21,3 miliardi di dollari, (+28% sul 2010), con l'Italia al quarto posto. Cogliendo l'ambizione della Turchia, esplicitata dal sottosegretario Damlaci, di arrivare a mille miliardi di commercio con l'estero e collocarsi tra i 10 paesi più grandi del mondo (gli ultimi dati degli investimenti esteri: +25% nei primi due mesi dell'anno). Accanto alle aziende, la presenza di 10 banche. E Rosa ha confermato il plafond di 8 miliardi, utilizzato circa per la metà, a disposizione di chi vuole impegnarsi in Turchia.
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611 milioni
Investimenti italiani in Turchia
È il flusso in dollari del 2010. Lo
stock toccato quota 3,8 miliardi
130milioni
Valore dei contratti pubblici
L'Italia è al primo posto per valore,
al secondo per numero di accordi
47
Imprese turche in Italia
Lo stock di investimenti nel nostro
Paese è pari a 135 milioni di dollari