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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 08:19.

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PALERMO
Un sistema imprenditoriale che resta molto debole e che pertanto soffre di più in questo momento di crisi rispetto ad altri. Tra le ricette per uscire dalla crisi, tra l'altro, una impresa su due propone la riduzione dei costi e l'aumento dell'efficienza. Sul fronte delle aspettative quasi due terzi delle imprese si aspetta una diminuzione del fatturato nel mercato italiano e un terzo addirittura una forte contrazione. È il quadro che fa delle imprese siciliane il rapporto sul 2011 realizzato dall'osservatorio economico di Unioncamere Sicilia presentato ieri nell'ambito della X Giornata dell'economia. Sono almeno quattro i punti di debolezza individuati dagli esperti dell'Osservatorio coordinato da Matteo Caroli, docente di Economia alla Luiss, il quale dice: «Il recupero di efficienza delle imprese è senz'altro importante ma occorre puntare anche su differenziazione e aumento del valore percepito della propria offerta».
Primo nodo: il sistema imprenditoriale siciliano è troppo concentrato su settori a basso valore aggiunto come agricoltura e commercio. Il secondo: la diffusione delle società di capitali (cresciuta al tasso annuo dell'8,1%) è decisamente inferiore a quella media italiana e anche delle altre regioni del Sud e poi la dimensione media e mediana delle società di capitali è molto piccola (rispettivamente intorno a 1,2 milioni e 150mila euro) e anch'essa inferiore a quella media nazionale. Infine: la redditività delle imprese di capitale si è fortemente ridotta nell'ultimo triennio, nonostante la discreta dinamica del valore della produzione e del valore aggiunto che hanno registrato un incremento di circa il 6% nel triennio 2008-2010 mentre l'Ebit è infatti diminuito del 30 per cento. «Di fronte a questo momento di incertezza economica - dice il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace – gli imprenditori siciliani rispondono con la prudenza e cercano di non fare il passo più lungo della gamba. È necessario ingegnarsi per non rimanere schiacciati dalla crisi». Solo un 20% delle imprese intervistate su un campione qualificato di 200 aziende ha un'aspettativa positiva sulle prospettive del mercato interno mentre la maggioranza delle imprese non pensa di fare a breve alcun nuovo investimento. C'è un 10–15% di imprese che pensa a nuovi investimenti anche consistenti, in particolare nel marketing e nel rafforzamento della rete commerciale. Per quanto riguarda la gestione finanziaria e il credito, è emersa una visione delle problematiche piuttosto diversa: le aziende lamentano «una scarsa attenzione dei gruppi bancari alle imprese locali» mentre le banche evidenziano la «Debolezza economica e patrimoniale» di gran parte delle imprese.
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