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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 13:46.

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Giorgio Napolitano e Recep Tayyip Erdogan (Afp)Giorgio Napolitano e Recep Tayyip Erdogan (Afp)

Oggi è una giornata importante per la collaborazione economica e commerciale tra l'Italia e la Turchia. A Roma, i presidenti Recep Tayyip Erdogan e Mario Monti, insieme a una folta delegazione di ministri dei rispettivi Governi, tracceranno le linee guida del rapporto di amicizia e collaborazione tra Italia e Turchia per i prossimi anni.

È un appuntamento a cui i nostri sistemi economici e industriali arrivano preparati, grazie al lavoro congiunto svolto negli scorsi mesi.
La missione economica dell'Italia in Turchia conclusasi alcuni giorni fa - che abbiamo avuto l'onore di guidare - ha ottenuto risultati molto positivi, che saranno confermati oggi dall'istituzione di una commissione stabile per la collaborazione economica e industriale.

Dagli incontri della Confindustria italiana con le organizzazione turche di categoria e dagli incontri diretti tra imprenditori turchi ed imprenditori italiani è emersa con forza la priorità di definire una road map di crescita comune e collaborazione strategica tra Roma ed Ankara. Infatti la Turchia è la sedicesima economia mondiale per dimensioni e la sesta economia in Europa, oltre che la seconda al mondo per tasso di crescita economica; mentre l'Italia è l'ottava economia e l'ottavo Paese esportatore a livello mondiale, la terza economia dell'area euro e il secondo Paese manifatturiero d'Europa.

Ciascun Paese rappresenta per l'altro, oltre che un partner imprescindibile sulla scena internazionale, anche un grande mercato e una straordinaria occasione per investimenti diretti. Entrambi i nostri Paesi si stanno impegnando concretamente per divenire sempre più protagonisti del commercio internazionale, dimostrandosi particolarmente attivi nella lotta al protezionismo, e nel favorire l'attrazione degli investitori stranieri. L'Italia sta dando rinnovata centralità al tema degli investimenti diretti esteri. La Turchia, oltre a promuovere gli investimenti diretti esteri anche con un nuovo schema di incentivi per attenuare tra l'altro la disomogeneità tra le varie regioni del Paese e promuovere le attività di clustering, intende stimolare la produzione locale di beni ad alto valore aggiunto e ad alto contenuto tecnologico.

Ma c'è di più. Ciascuno dei due Paesi, rispetto all'altro, costituisce una "cerniera". L'Italia è tra i più convinti sostenitori dell'adesione della Turchia all'Unione europea; la Turchia costituisce una porta di accesso privilegiata al Medio Oriente, all'Asia Centrale, all'intera Regione del Golfo.
Tra i nostri due Paesi non vi sono solo antichi legami storici e culturali, tali da spiegare oggi l'esistenza di identità profonde, ma anche evidenti somiglianze socio-economiche. È il caso della struttura stessa dei nostri sistemi, basati entrambi sulla presenza predominante delle piccole e medie imprese. Ciò significa tra l'altro per entrambi i Paesi un surplus considerevole in termini di coesione sociale e di flessibilità.

Questo sfondo, fatto di riferimenti al passato e di assonanze quanto al presente, genera in noi la convinzione che sia possibile arricchire ulteriormente il nostro partenariato, tanto che abbiamo concordato di promuovere una serie di missioni congiunte rivolte a Paesi terzi con delegazioni comuni di imprenditori. Lavorando insieme, Italia e Turchia potranno affrontare con più efficacia diverse sfide dell'era globale.

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