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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 06:46.

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TORINO
Aumenta il numero di aziende che riscontra una riduzione degli affidamenti bancari in Piemonte – dal 10 al 16% – e cresce il costo del denaro che, per l'85% del campione, è più caro. Con un tasso medio che si attesta sul 4,60% ma enormi differenze tra caso e caso, tanto da creare una vera alterazione della concorrenza fra imprese. È quanto emerge dallo studio presentato ieri da Piccolaindustria dell'Unione industriale di Torino e realizzato su 300 aziende fra Piemonte e Valle d'Aosta. «Il mercato – sottolinea Bruno Di Stasio, presidente di Piccolaindustria – risulta fortemente dicotomizzato, con un 25% di imprese che beneficiano di condizioni positive accanto a un'analoga percentuale fortemente penalizzata». Una situazione, aggiunge Di Stasio, che rispetto al passato fa segnare una forte differenza tra i due estremi, con un delta passato da un 20-30% del 2008 al 200-300% di oggi.
Chiamate a dare i "voti" alle banche, le Pmi piemontesi riconoscono comunque, nella maggioranza dei casi, un atteggiamento collaborativo del proprio istituto di credito, con un "rating" che, su una scala da 1 a 5, raggiunge la piena sufficienza, 3,5, a cominciare dalle banche locali. «Non abbiamo mappato un fenomeno di credit crunch – spiega Di Stasio – ma comunque c'è stato un peggioramento, con una selezione terribile a carico delle imprese».
Una fotografia, però, da leggere nel suo complesso sottolinea Antonio Nucci, presidente della commissione regionale dell'Abi, a cominciare dal fatto che il tessuto economico delle Pmi tiene – incrementi di fatturato nel 56,4% dei casi e un utile nel 63,4% – e che «una percentuale di aziende pari al 19% ha visto aumentare gli affidamenti contro il 16% che li ha visti scendere, dati in linea con quelli da noi registrati». Quello che è cambiato rispetto al periodo precedente alla crisi, a parità di tasso per le imprese, secondo l'associazione delle Pmi, è il peso crescente dello spread sulla composizione del tasso stesso, con alcune anomalie segnalate da Piccolaindustria laddove si registra un incremento dei tassi flat imposti dalle banche. «Il sistema bancario – spiega però Nucci – sconta le ripercussioni della crisi del nostro debito sovrano conseguenti del rischio paese, da qui i livelli di spread registrati».
La ricetta, secondo il referente dell'Abi, sta nella patrimonializzazione, l'internazionalizzazione e l'innovazione. «Al rallentamento della domanda creditizia – aggiunge Nucci – è associato anche un peggioramento della qualità del credito, mentre la domanda di denaro per investimenti, purtroppo, è rimasta estremamente contenuta». La chiave per migliorare i rapporti tra imprese e sistema bancario, concordano Piccolaindustria e Abi, è lavorare sui rating delle aziende e incrementare l'utilizzo dei confidi, in Piemonte ancora basso.
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LE PAGELLE

85%
Denaro più caro
Per l'85% del campione di imprese sentite dalla Piccola industria dell'Unione industriale di Torino il costo del denaro è cresciuto
3,5
Il rating
Chiamate a dare un voto agli istituti di credito, le Pmi piemontesi e valdostane hanno assegnato una sufficienza ampia. Su una scala da 1 a 5 le banche hanno infatti incassato un 3,5. A cominciare dalle banche locali

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