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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 06:45.

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CAMPOBASSO
Una stretta sul credito legata a doppio filo con i ritardi dei pagamenti attesi dai clienti pubblici. Che rischia di aprire all'azienda la strada del fallimento. A doversi misurare con la pericolosa miscela che blocca la liquidità, è la Fur.Sol di Campobasso, due milioni di fatturato nel 2011 e 27 dipendenti, specializzata in costruzione, installazione e gestione di impianti elettrici civili e industriali.
A incepparsi è stato il meccanismo del conto "in anticipo fatture" aperto dalla srl con Unicredit, che consente all'impresa di ottenere subito il corrispettivo dei pagamenti delle commesse, con resa entro quattro mesi. «Attualmente – spiega il direttore generale Andrea Cianciullo – la somma anticipata ammonta a 300mila euro. Ma ora la banca ci chiede di rientrare per l'intera cifra. E noi non abbiamo la disponibilità perché le amministrazioni con cui lavoriamo non ci pagano».
Il buco di liquidità è stato generato per circa la metà dell'importo (130mila euro) dal ritardato pagamento (oltre un anno e mezzo) da parte del Consorzio di Bonifica di Vasto per l'impianto di telecontrollo della diga di Chiauci, che a sua volta deve ricevere i fondi dal ministero delle Infrastrutture. Il resto deve arrivare dall'azienda sanitaria regionale, dal carcere di Larino, da una casa di cura convenzionata. «Il piano dell'istituto di credito prevede la restituzione in rate mensili per due anni – aggiunge Cianciullo – impegno che non riusciamo a rispettare perché, al di là dei ritardi, non abbiamo neanche la possibilità di alimentare il conto con nuove commesse». Il business della Fur.Sol attualmente è fermo e il 2012 si annuncia pesante per l'azienda che ha il 60% del personale in cassa integrazione ordinaria. E le previsioni per i conti non sono rosee. «Probabilmente – conclude Cianciullo – il nostro giro d'affari quest'anno sarà più che dimezzato».
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