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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 06:45.

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MILANO
«In Germania ci hanno dato credito senza problemi e a tassi ragionevoli, in Italia no». La sintesi del gap allo sportello bancario tra i due paesi è nelle parole di Massimo Bianchi, imprenditore della meccanica con Keyline che ha da poco aperto una filiale in Germania.
«Per una nostra controllata ci hanno dato 1,7 milioni al 4% – spiega – pur in presenza di un'impresa che ne fattura solo 8. In Italia ne fatturiamo 16 e siamo in crescita ma non abbiamo avuto altrettanta fortuna».
Allo sportello bancario il modello tedesco resta distante anni luce e gli ultimi numeri di Bankitalia e Bundesbank evidenziano un gap rilevante, in alcuni casi siderale, sui tassi praticati alle imprese.
Il dato più eclatante è per le Pmi che investono a medio termine: per prestiti inferiori al milione di euro e durata superiore ai cinque anni, la richiesta media degli istituti di credito in Italia a marzo era del 6,38%, in Germania tre punti percentuali in meno.
Tre punti che per un macchinario da un milione di euro si traducono ogni anno in 30mila euro di interessi passivi in più per l'imprenditore italiano rispetto al suo omologo della Baviera. «Ovvio che in questo modo il gap competitivo con la Germania non possa che crescere – spiega Maurizio Marchesini, imprenditore del packaging e past president di Unindustria Bologna – io stesso pago direttamente questa situazione con la mia azienda».
Il gruppo Marchesini, tra i leader nei macchinari per gli imballaggi, ha pianificato due ampliamenti produttivi per 26 milioni di euro ma di fronte alle richieste bancarie le operazioni sono state congelate. «In banca mi chiedono tassi di interesse tra il 5 e il 6% a seconda dei giorni – aggiunge Marchesini – e io non posso permettermi di investire con questi costi. Alla ricerca e allo sviluppo internazionale non rinuncio ma in questo caso è possibile rimandare, anche se è un peccato: l'investimento ci serve per accorpare due impianti, fare efficienza, migliorare la nostra competitività. Spiace che i tedeschi, nostri concorrenti abituali sui mercati, non abbiano tutti i nostri problemi». Il divario tra Italia e Germania nei tassi di interesse si riduce progressivamente per gli importi superiori al milione di euro e diventa minimo, appena 39 punti base, per i prestiti con durata brevissima, inferiore ai tre mesi. Ma si tratta di un'eccezione, perché in quasi tutte le altre scadenze gli imprenditori tedeschi possono contare su tassi inferiori di almeno un punto percentuale, con penalizzazioni maggiori per le scadenze lunghe.
Anche il trend non ci è favorevole: tra febbraio e marzo, per fare un esempio, per le piccole operazioni i tassi in Germania tra uno e cinque anni sono scesi di 62 punti base, in Italia di appena 24.
«Il confronto con i tedeschi è sfavorevole – osserva Mario Ravagnan, imprenditore veneto della meccanica – anche se quello dei tassi purtroppo è solo uno dei tanti elementi che penalizza la nostra competitività».
«Nella mia azienda sono riuscito a investire dieci milioni per un magazzino automatico – spiega il vicepresidente di Assofond Franco Vincentini – ma solo perché mi sono potuto finanziare da solo, se avessi dovuto ricorrere alle banche avrei certamente rinunciato. Per ora la tecnologia del nostro settore è ancora all'avanguardia ma questa asimmetria con i tedeschi nelle condizioni per investire pregiudica il futuro: loro vanno avanti, noi no».
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