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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 06:47.

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Il decreto del ministero dello Sviluppo economico sul Fondo di garanzia è ormai pronto, quello dell'Economia sulla certificazione è in dirittura d'arrivo. Il ministro Corrado Passera e il viceministro di via XX settembre Vittorio Grilli, intervenendo all'assemblea di Confcooperative, rassicurano sull'accordo per il pagamento di una prima tranche dei debiti della Pubblica amministrazione: i due decreti attuativi necessari stanno per essere emessi. In realtà i tempi prospettati dopo l'incontro governo-Abi-imprese del 19 aprile scorso sembravano ancora più stretti e, ad ogni modo, il decreto del Mef sulla certificazione obbligatoria dei debiti della Pa centrale dovrà passare prima dalla Conferenza unificata (si veda Il Sole 24 Ore del 6 maggio). Una volta ottenuto l'ok, poi, il meccanismo avrà tempi di implementazione legati alla "messa in rete" delle varie banche dati della Pubblica amministrazione. Tra i problemi che restano da risolvere, spiega Grilli, c'è anche la scelta «della modalità di pagamento, che può essere effettuato per cassa o attraverso titoli di Stato».

Il tema è una leva fondamentale per la crescita e il governo ne è consapevole, a partire dal ministro Passera che intravede già per fine anno una prima inversione con l'economia che non sarà più in territorio negativo. L'accordo che dovrà essere firmato dall'Abi e dalle associazioni delle imprese sui debiti Pa, secondo Passera, va interpretato come «una soluzione intermedia per poi risolvere la questione a livello europeo». «L'obiettivo è assorbire lo scaduto della Pa, 50-60 miliardi, in due anni». Una tranche di analoga entità è invece legata ai mancati pagamenti tra privati e, su questo fronte, almeno per le transazioni future – spiega il ministro – l'intenzione è intervenire con l'adozione entro l'anno della direttiva Ue che stabilisce tempi certi.

Quanto al decreto del Mef sulla certificazione, dovrà definire tempi e modi per l'operazione da parte delle pubbliche amministrazioni, compresa la modalità telematica per la quale si utilizzerà la piattaforma della centrale acquisti Consip. La bozza del decreto dello Sviluppo economico sul Fondo centrale di garanzia, anticipata sul Sole 24 Ore di domenica scorsa, stabilisce invece che la copertura potrà applicarsi nella misura massima dell'80 per cento delle operazioni finanziarie per anticipi accordati a «soggetti beneficiari che vantano crediti nei confronti di Pubbliche amministrazioni». La garanzia può applicarsi all'«esposizione per capitale, interessi, contrattuali e di mora» e l'importo massimo garantibile per singola impresa beneficiaria sarà pari a 2,5 milioni di euro.

Ma non mancano dubbi sulla reale efficacia dell'operazione. Da parte dei Consiglio nazionale forense, ad esempio, che in una lettera inviata ieri al ministro dell'Economia sottolinea che tutto sarebbe vanificato in assenza del decreto ministeriale che deve attuare la norma (legge 78 del 2010) che consentirebbe alle imprese la possibilità di compensare, previa certificazione, i crediti vantati verso regioni, enti locali e enti del servizio sanitario nazionale, con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo. Secondo il Cnf, si sta costruendo una sorta di circolo vizioso: per potere certificare il credito l'impresa non dovrà avere sofferenze per Equitalia, ma perché quest'ultima condizione si verifichi bisognerebbe consentire di soddisfare i crediti attraverso il meccanismo della compensazione, ancora fermo in assenza del decreto di attuazione.

La montagna di debiti accumulati dalla Pubblica amministrazione viene indicata anche da Confcooperative come uno dei principali vincoli alla riattivazione della crescita. Nel corso dell'assemblea annuale il vicepresidente vicario, Carlo Mitra, dopo aver passato in rassegna i numeri della cooperazione in Italia – +8% di persone occupate negli ultimi quattro anni, +13% se si considera il sistema Confcooperative – ha lanciato un avviso al ministro Passera impegnato nella riforma degli incentivi alle imprese: «Se si dovesse farla avendo davanti agli occhi solo il paradigma delle società lucrative, ci sarebbero opportunità inaccessibili, o accessibili con handicap per le imprese cooperative».

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