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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2012 alle ore 08:16.


PESARO
La burocrazia riesce a costringere anche le poche Pmi reattive a delocalizzare. Succede a Pesaro, a Xanitalia, leader mondiale nei prodotti cosmetici per la depilazione (conto terzi). Dopo sette anni di iter comunali per poter ampliare la sede, il titolare Franco Signoretti ha visto tramontare ogni speranza di sviluppo a causa di una norma regionale che a dicembre ha bloccato ogni variante ai piani regolatori, anche per le pratiche già avviate.
Sette anni in cui la Pmi – fondata nel 1984 da Signoretti, perito chimico, partito con un laboratorio in garage dopo aver perso il lavoro – è passata da 27 a 50 milioni di fatturato e da 100 a 250 addetti. «La capacità produttiva è satura e siamo cresciuti finora acquisendo capannoni attorno alla sede iniziale, nell'entroterra di Pesaro. Oggi siamo dislocati in 11 strutture con problemi logistici, di coordinamento e di efficienza», spiega Signoretti, che nel 2005 presentò al comune un piano industriale, individuando un'area di 15 ettari dove realizzare un unico stabilimento di 45mila mq, con aree verdi e servizi. Un investimento da 20 milioni, con la prospettiva di un centinaio di assunzioni, «perché l'attività va a gonfie vele – racconta il titolare – siamo cresciuti tra il 7 e l'8% anche nei primi mesi 2012 e vediamo grandi potenzialità oltreconfine».
Xanitalia esporta il 60% della produzione, con clienti dagli Stati Uniti all'Australia, dai Paesi arabi al bacino mediterraneo: 40 tonnellate di cere depilatorie confezionate ogni giorno (il 90% conto terzi) utilizzate da 3 milioni di donne al mondo.
«Abbiamo sempre assecondato la procedura di Xanitalia – si difende il sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli – proponendo di far passare la variante con lo strumento del Suap. Perché il progetto riguarda un terreno agricolo adiacente all'area artigianale, dove Signoretti l'anno scorso ha acquisito apposta un capannone per poter far poi approvare l'ampliamento nella zona agricola acquisita». Ma la Regione a dicembre 2011 ha bloccato interventi in zona agricola se prima non è stato utilizzato almeno il 70% delle aree industriali: 220mila mq nel Pesarese, un obiettivo difficile da raggiungere in piena crisi edilizia.
Così Signoretti ha deciso di andarsene. «Ho iniziato a guardarmi attorno, verso Rimini e verso Fabriano, con la speranza salvaguardare le preziose risorse umane», dichiara. Ma sta anche valutando un'acquisizione in Spagna che ridurrebbe le esigenze di spazi produttivi in patria.
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