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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2012 alle ore 13:58.

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«Era il 2009, vivacchiavamo. Abbiamo deciso di rifondarci». Marco Arata, presidente della Seac Sub di San Colombano Certenoli, sopra Chiavari (Genova), racconta nello show-room dello stabilimento, tra manichini rivestiti di mute e attrezzature da apnea, swimming, beach e scuba esposte ai muri, il rilancio dell'impresa di cui è tra i fondatori (con Attilio Rapalini) e pure il presidente. «È entrato in azienda mio figlio Daniele, trentenne, abbiamo rifatto le collezioni, investito sul prodotto 3 milioni negli ultimi tre anni, puntato molto sull'estero tenendo conto di gusti e misure diverse, siamo andati nel mondo per fiere e ora l'export conta per l'80 per cento. Ci siamo rifondati sulle persone: i cinque manager posti nei punti nevralgici dell'azienda partecipano agli utili in proporzione alla crescita e altre forme di incentivo riguardano anche il resto del personale». Una storia, questa, simbolo della voglia di riscatto delle Pmi liguri più dinamiche, che non vogliono arrendersi al declino e alla recessione.

Una quarantina i dipendenti di Seac Sub, a decine gli agenti in Italia e nel mondo. Il 2011 è stato il suo anno migliore e quest'anno dovrebbe confermare un fatturato sui 13 milioni, con un mercato estero (Francia, Germania, Spagna, e Paesi extra Ue, tra cui la Corea) ancora in espansione. Prossime mete, Giappone e Usa: «Abbiamo contatti, ma senza premura, che è una cattiva consigliera». La produzione è fatta anche in Cina, ma per la maggior parte avviene negli stabilimenti di Rivalta Scrivia e a San Colombano: «La nostra forza è anche nell'ampia disponibilità di magazzino».

Dalle attrezzature per sub a un altro simbolo della Liguria; la focaccia. Se ne avverte aroma e gusto nello stabilimento a San Quirico di Genova di Lanterna Alimentari, società nata nel 1996 dall'idea del panificatore Franco Bodrato di far conoscere la tradizionale focaccia genovese al di là dei confini della Liguria con una formula semplicissima: prodotto parzialmente cotto e surgelato da distribuire nella Gdo italiana e nella ristorazione, specie al l'estero, ma, in tutti i casi, senza comparire come marchio. Ora l'azienda sta per fare il grande salto, come spiegano il dg Paolo Soldateschi e la responsabile export, Rita Preziotti: «La nostra sfida comincia ora. Vogliamo portare l'export della nostra focaccia, oggi al 10% del fatturato insieme ad altri prodotti di panificazione, dagli attuali 6-7 milioni ad almeno 20 nei prossimi 3-5 anni». Cammino paziente per Lanterna Alimentari (140 tra dipendenti e collaboratori), che nel 2011 ha fatturato oltre 37 milioni (poco meno nel 2010, 31,7 nel 2009) e prevede di chiudere il 2012 a 42,2 milioni. All'estero la sua focaccia piace particolarmente in Scandinavia, Francia, Spagna, Benelux, Gb, Irlanda, Polonia, Romania e Russia. E per fare il grande salto Lanterna alimentari acquisirà, in questi giorni, il suo principale concorrente italiano che gli permetterà di ampliare il portafoglio prodotti con offerte adatte all'export. Nel frattempo ha avviato una campagna pubblicitaria su riviste estere del food e con la catena Cosco sta per lanciare in Messico la distribuzione della prima focaccia ligure surgelata finalmente a marchio Lanterna; vetrina per un futuro ingresso nel mercato Usa.

Da Genova a Sori: qui, ai piedi dell'entroterra, è attiva dal 1920 la Razeto&Casareto, oggi più che mai specializzata in maniglie e serrature per produzioni navali e per la nautica da diporto. Nello stabilimento che ha sedimentato la storia di questa azienda viene svolto un lavoro, coi 37 dipendenti, che è ancora a tipicamente artigianale (senza rinunciare all'apporto delle macchine automatiche). «L'azienda, dopo il tracollo di fine 2008 (-40%) – spiega l'ad di Andrea Razeto – ha resistito alla crisi di questi anni veleggiando stabilmente sui 3 milioni con le forniture a cantieri e clienti privati, con la qualità e anche con la flessibilità dei piccoli numeri, con l'attenzione alle esigenze del cliente e con un catalogo di oltre 500 articoli rinnovato ogni anno e, non ultimo, col design innovativo di mio fratello Giangi». L'estero per Razeto&Casareto («Ci siamo salvati grazie al l'export», sottolinea Andrea Razeto) conta almeno il 50%: in Europa, Francia, Germania, Gb, ora anche la Polonia. E poi, extra Ue, in Usa, Sud Africa, Brasile, Australia fino all'ultima grande novità, la Cina. Il management (con Carlo Casareto e Giancarlo Razeto) segue per intero l'attività e ha sempre sfruttato le opportunità di export offerte dal consorzio "Liguria produce", dall'Ucina (l'Unione dei cantieri nautici) e da Confindustria.

A poca distanza dall'aeoroporto di Genova, l'Oms Ratto, storica azienda genovese nei sistemi meccanici, elettromeccanici e meccatronici, nello stabilimento in via Buccari 9, produce ecografi e apparecchi per la risonanza magnetica, ma soprattutto è al centro di una grande operazione industriale. È diventata parte integrante della holding Ipa Industries, operativa da alcune settimane. Il nuovo gruppo è gestito da due imprenditori genovesi, David Corsini e Gian Federico Vivado «e opera – spiega il dg Maurizio Luvizone – nell'hi-tech attraverso le filiere Telerobot (automazione e robotica) e Btp Tecno (tlc, difesa e medicale). Le imprese del neogruppo (Telerobot a Genova, Alessandria e Torino, in Brasile e Slovacchia, Btp Tecno a Battipaglia, Oms Ratto a Genova e Guidonia, EsaControl Mediterranea a Caserta, Btp Research a Latina e Rgmd a Genova) contano su 700 addetti e su un fatturato aggregato di oltre 130 milioni con previsione 2012 a 170 milioni». L'hi-tech è "on the move" dice il claim della nuova Ipa Industries. Non le si può dare torto.

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