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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 08:16.

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ROMA
L'Italia si allinea finalmente all'Europa nell'uso flessibile delle frequenze. Diventa così possibile, tra l'altro, per Mediaset e Rai, chiedere l'autorizzazione per convertire il multiplex digitale ricevuto, nel caso di Mediaset, per la tecnologia Dvb-h, ovverosia la tv trasmessa ai telefoni cellulari, ormai fallita. A decidere saranno l'Autorità per le comunicazioni e il ministero dello Sviluppo, tenendo conto dei criteri previsti dal provvedimento esaminato ieri dal Consiglio dei ministri, che dà attuazione alla direttiva Ue 140 del 2009.
Nel relativo parere approvato dalla Camera si chiede al Governo di tener conto anche della gara prevista per le frequenze dell'ex beauty contest e della riorganizzazione della banda 700 Mhz. Banda che, per decisione internazionale, a partire dal 2015 potrà essere utilizzata anche per la banda larga mobile e non solo per la tv . Mediaset ha, in questo momento, i diritti d'uso per quattro reti digitali. Per partecipare alla gara non si può superare il tetto di cinque reti. Il canale 38 della banda UHF, dove Mediaset ha i diritti per trasmettere in Dvb-h, non fa parte della banda 700 Mhz, ma tutti i canali oggi in uso da parte delle tv dovranno essere di nuovo ripianificati e riorganizzati, se quelli compresi nella banda 700, tre dei quali in uso proprio a Mediaset, dovessero essere soggetti a una nuova gara dopo il 2015 (lo saranno, comunque, nei paesi confinanti).
Il recepimento della direttiva Ue consente agli operatori di impiegare tutti i tipi di tecnologie nelle frequenze disponibili per i servizi di comunicazione elettronica. Il ministero e l'Autorità possono però prevedere restrizioni a tale diritto se la conversione richiesta (ad esempio da tecnologia televisiva a tecnologia Lte per la banda larga mobile) possa provocare interferenze dannose. O possono "restringere" tale diritto per proteggere la salute pubblica, per assicurare la qualità del servizio, per salvaguardare l'uso efficiente dello spettro e per garantire il conseguimento di obiettivi d'interesse generale. Tra questi ultimi, il provvedimento elenca la promozione della diversità culturale e linguistica e "il pluralismo dei media".
Tale possibilità si applica a decorrere dai diritti concessi dal giugno 2012; ma sino al 25 maggio 2016 ministero e Autorità possono concedere il riesame dei diritti d'uso a chi li abbia ottenuti prima di giugno. Dopo il 25 maggio 2016 il principio della neutralità tecnologica dovrebbe applicarsi a tutte le autorizzazioni e ai diritti d'uso individuali.
Dietro queste modifiche ai termini previsti dalla direttiva europea (maggio 2011 è diventato giugno 2012) vi è la previsione, approvata dal precedente governo, di assegnare le frequenze in via definitiva alle emittenti televisive alla fine di giugno, al termine del passaggio al digitale. Operazione che rischia di scontrarsi con la mancanza di coordinamento con i paesi confinanti e, appunto, con la necessità di rivedere il Piano di assegnazione delle frequenze. Le tv locali reclamano, a ragione, il rispetto della norma che le vuole titolari di almeno un terzo delle frequenze assegnate per la tv, avendo avuto, tra l'altro, gran parte di quelle non coordinate con i paesi esteri. Difficile, insomma, pensare di congelare l'assetto attuale.
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