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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 08:13.

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MARSIGLIA. Dal nostro inviato
«Il nostro obiettivo è fare un più 23% di passeggeri nel 2012. Nei primi tre mesi di quest'anno, intanto, abbiamo portato a casa un più 7%. Vogliamo raggiungere quota 1,5 milioni di ospiti». È quanto ha sottolineato Domenico Pellegrino, direttore generale di Msc Crociere durante la cerimonia di varo della Msc Divina, la nuova ammiraglia (da 140mila tonnellate e capace di ospitare 4.345 persone) che il gruppo ha varato ieri a Marsiglia. «Finora – ha aggiunto il manager – abbiamo rispettato il nostro piano di investimento, nonostante la crisi (e il naufragio della Costa Concordia al Giglio, Ndr). Con Divina abbiamo investito circa 600 milioni». La compagnia, inoltre, ha aggiunto l'ad, Pierfrancesco Vago, «varerà un'altra unità, la Msc Preziosa, gemella della Divina, nel marzo 2013».
Il futuro, però, porterà una frenata sugli investimenti relativi a nuove navi, per tutto il gruppo italo-svizzero guidato da Gianluigi Aponte. A spiegarlo è stato lo stesso armatore sorrentino. «Per il momento – ha affermato Aponte – non ordineremo ulteriori navi né per quanto riguarda il comparto mercantile (Msc è il secondo operatore al mondo nel trasporto dei container, Ndr), né per quello delle crociere. Nel cargo abbiamo completato il nostro programma di investimenti: abbiamo una trentina di navi in costruzione da qui alla fine del 2013. Tutti ordini confermati per cantieri asiatici. Riguardo alle crociere stiamo studiando nuovi prototipi ma non siamo sul punto di fare un nuovo ordine. Se non ci sarà una svolta economica nel mercato, non ci muoveremo. Un primo segnale positivo, peraltro, c'è stato: il cambiamento di rotta della Francia che si oppone alla politica della Merkel. Mi auguro che questo cammino sia seguito anche da Italia e Ue».
E che Aponte giudichi l'attuale realtà preoccupante lo dimostra il fatto che, per la prima volta, parlando della accresciuta difficoltà di ottenere finanziamenti dalle banche, apre alla possibilità di una quotazione del gruppo. «Sulla Borsa – ha affermato – mai dire mai. Se la situazione finanziaria resta quella che è, dovremo rivolgerci alla Borsa».
Riguardo alla stazza delle navi portacontainer, Aponte ha sottolineato che le 30 navi in costruzione sono da 9mila teu, di grandezza inferiore alle mega navi ordinate da altri colossi dello shipping (primi fra tutti Maersk, numero uno al mondo del settore). «Noi – ha detto Aponte – seguiamo la nostra strategia e finora non abbiamo mai sbagliato. Abbiamo ordinato navi adatte a essere utilizzate in servizi Nord-Sud, adatte a traversare il futuro canale di Panama (che è in corso di allargamento, Ndr)». Scelte in controtendenza, dunque, rispetto a Maersk, per un gruppo che ha un fatturato di «12 miliardi di dollari – ha sottolineato – ed è sempre in utile».
In controtendenza, rispetto al colosso danese, Msc lo è anche per quanto riguarda il porto di transhipment di Gioia Tauro, che la Maersk ha abbandonato l'estate scorsa. «Gioia Tauro – ha chiarito Aponte (che è entrato nella compagine azionaria dello scalo calabrese) – darà molte soddisfazioni. I lavoratori (che in passato lui stesso aveva criticato per la scarsa produttività, Ndr) hanno capito che se lavorano bene lo fanno per le loro famiglie e per il futuro. E ora Gioia è diventato il miglior porto del Mediterraneo. Ci crediamo noi e basta, ma pensiamo sia così». Riguardo all'uscita dalla cordata Cin per l'acquisizione di Tirrenia, Aponte è tranchant: «L'Antitrust ha detto che non potevamo rimanere nella cordata e siamo usciti. Senza rimpianti. Non sono perseverante: se una cosa va, bene. Se no, mollo». Sempre in tema di traghetti, Aponte ha confermato che Grandi navi veloci, di cui è azionista di maggioranza, sarà ricapitalizzata (con 50 milioni di euro, 30 subito e 20 in equity commitment).
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