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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 10:11.
I numeri del Brasile lo rendono uno dei Paesi più interessanti nel panorama mondiale. Tuttavia, nonostante straordinarie opportunità, per accedervi con successo occorre svolgere – ancora in Italia – un'adeguata preparazione e pianificazione degli aspetti economici, finanziari e legali. Per coglierne le migliori opportunità, occorre affrontare in primo luogo il suo non facile sistema tributario.
Un recente studio pubblicato nel gennaio 2012 dall'Ocse ha fatto emergere come nei dodici Stati dell'America centro-meridionale (tra cui il Brasile) tra il 1990 ed il 2009, sia cresciuta la pressione fiscale assimilabile all'Iva. È il Brasile a guidare la classifica con una pressione fiscale media del 32,6% (i Paesi Ocse raggiungono il 33,8 per cento).
Le vigenti regole tributarie sono state introdotte in Brasile dagli articoli 145 e seguenti della Costituzione del 1988, nonché dall'articolo 34 delle disposizioni costituzionali transitorie.
La disciplina distingue tra più livelli tributari: l'Unione, gli Stati, il Distretto Federale, i Comuni; nonché tra diverse tipologie di tributi: imposte, tasse, contributi per il miglioramento, contributi sociali e prestiti obbligatori.
Le imposte federali riguardano principalmente le imposte sul reddito (Ir). Si tratta sostanzialmente di un'imposta unica formata da più componenti. Tra questi vi sono i contributi (Contribução Social sobre o Lucro Líquido - Csll; Programa de Integração Social - Pis; Contribução paraicolo o Financiamento da Seguridade Social - Cofins) imposti dalla Federazione per incentivare i tre fattori economici principali: i lavoratori, le imprese e il commercio.
È fondamentale sapere che tali imposte possono essere calcolate in due modi: quello del reddito reale e quello del reddito presunto. Il primo regime è indicato per le imprese che producono costi significativi ed intendono sfruttare la loro deducibilità, pur se a fronte di una maggior incidenza di alcuni contributi (Pis 1,65% e Cofins 7,6%). Il secondo, più performante per le imprese che non hanno molti costi, vede una percentuale minore dei due contributi che in questo caso non sono deducibili (Pis 0,65% e Cofins 3 per cento). La pianificazione del regime tributario non è definitiva e può essere mutata all'inizio di ogni esercizio, per cui diventa indispensabile un'attenta pianificazione strategica preventiva.
I singoli Stati decidono le imposte sul valore aggiunto (Imposto sobre a Circulação de Mercadorias e Serviços - Icms e Imposto sobre Produtos Industrializados - Ipi) che vanno dal 4 al 25% e, oltre a generare una "guerra fiscale" tra gli Stati per attrarre investimenti, hanno conseguenze significative sul prezzo finale dei prodotti, poiché incidono sul consumo.
Queste imposte raggiungono in Brasile un'aliquota complessiva media del 28,7%, contro una media del 5,5% in Asia e Oceania; il 15,1% in Nord America ed Europa; il 15,3% in America Latina.
La complessità del sistema, cui si aggiungono anche le particolari imposizioni doganali attuate anche attraverso l'Icms, richiede, in definitiva, una scelta di investimenti ponderati e pianificati attraverso l'ausilio di soggetti terzi, pubblici e privati, che siano in grado di offrire assistenza e indicare il cammino più sicuro da seguire.
Carbone & Vincenzi Consulting
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