Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 06:44.

My24

ROMA
Più piccola e più specializzata. L'Italia deve ripensare il suo ruolo nella difesa internazionale e rassegnarsi a diventare «un attore regionale», tenendo conto dei vincoli del bilancio pubblico e dei sacrifici imposti dalla crisi.
C'è questa la riflessione sullo sfondo del rapporto «Quale difesa per la Repubblica?» che viene presentato oggi dalla fondazione Farefuturo. Un volume di oltre 130 pagine con vari contributi, tra cui gli interventi dell'ex viceministro delle Attività produttive e presidente di Farefuturo, Adolfo Urso, dell'ex capo di Stato maggiore della Difesa e vicepresidente dello Iai Vincenzo Camporini, del curatore del rapporto, Paolo Quercia.
Si parla del ruolo delle forze armate e del nuovo terrorismo, del necessario ridimensionamento degli organici – 43mila uomini in meno secondo il piano annunciato dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola – per contenere la spesa del personale eccessiva nel pur magro bilancio della difesa italiana, come sottolinea il generale Camporini. Finmeccanica, Avio, Fiat-Iveco e Space Engineering hanno sostenuto la ricerca.
Infine un intervento di Francesco Tucci sul caso controverso dei cacciabombardieri Lockheed Martin F-35, Di Paola ha annunciato che l'Italia ne comprerà 90 anziché i 131 previsti in origine, con una spesa stimata sui 15 miliardi di euro.
«Non possiamo più essere il più piccolo dei partner globali, dobbiamo "rassegnarci" a diventare un attore regionale, nel Mediterraneo e nei Balcani, e forse anche nel cosiddetto grande Medio oriente e in Africa. È già tanto, forse troppo», osserva Urso, ex esponente di An e quindi del Pdl, passato con Gianfranco Fini in Fli ma uscitone il 9 luglio 2011, ora deputato nel gruppo misto con posizioni intermedie tra Fli e Pdl, fondatore della componente Fareitalia.
Paolo Quercia rileva che il bilancio complessivo italiano della Difesa si è assestato nel triennio 2009-2011 ad un valore annuo di circa 20 miliardi di euro su un prodotto lordo (Pil) di circa 1.500 miliardi. Ma le risorse per la Difesa si riducono a circa 14 miliardi di euro, dunque meno dell'1% del Pil, scorporando le parti di spesa non strettamente dedicate alla Difesa in senso stretto, come i Carabinieri, le funzioni interne e le pensioni. «Un valore – dice Quercia – che da esperti ed analisti è comunemente ritenuto al di sotto della spesa necessaria a mantenere aggiornato un moderno strumento militare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI CHIAVE

43mila
I tagli al personale
La riduzione del numero complessivo dei militari previsto dal piano elaborato dal Governo
90
I caccia F35
Numero complessivo dei nuovi velivoli che verranno acquisiti dall'americana Lockeed Martin, 41 in meno rispetto ai 131 previsti inizialmente
1%
La quota sul Pil
Il budget della difesa è stato stimato in circa 20 miliardi l'anno tra 2009 e 2011, ma scorporando la funzione sicurezza lo stanziamento reale si riduce ad appena 14 miliardi, ossia meno dell'1% del Pil, praticamente la metà di quanto auspicato dalla Nato

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi