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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 06:45.

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Ikea tocca il massimo storico dei visitatori (46,5 milioni l'anno scorso), aumenta i ricavi ma scivola sull'utile che si riduce a un terzo; la holding italiana ha staccato, ad agosto 2011, per la casamadre svedese un maxi-assegno di 30 milioni ma ha ritenuto di non fare accantonamenti prudenziali in bilancio nonostante «una serie di avvisi di accertamenti fiscali», impugnati davanti alla Commissione tributaria provinciale.

«Siamo orgogliosi dei risultati – commenta Lars Petersson, ad di Ikea Italia – anche se l'anno scorso il taglio dei prezzi del 2% ha eroso i margini; in questo esercizio li stiamo tagliando ancora dell'1,5% e i consumatori ci premiano con un aumento del fatturato del 4,1% nei primi 5 mesi, grazie anche al nuovo negozio di Catania». Insomma la strategia della multinazionale svedese è quella che, per ora, si debbano mantenere e aumentare le quote di mercato, anche a costo di perdere redditività. Difatti i 19 negozi hanno registrato una crescita dei visitatori di 3,5 milioni (+8%) mentre i clienti sono balzati da 16,9 a 17,9 milioni con uno scontrino medio invariato: 86,9 euro.

Ottimi risultati di traffico che inducono la multinazionale svedese a confermare il maxi-investimento da un miliardo per l'apertura di 10-15 negozi nel medio termine. In agenda i punti vendita di Chieti, Perugia, Roma Pescaccio e Pisa. Ikea dunque batte la crisi? «La crisi è profonda – risponde Petersson – Diciamo che i consumi generali sono in caduta, si sfiorano le due cifre; noi invece vediamo un mercato altalenante, con volumi in lieve crescita e una market share intorno al 7%».
Nel bilancio 2011 (chiuso ad agosto) di Ikea Italia retail il fatturato è salito da 1,56 a 1,67 miliardi (+6,5%) ma il margine di contribuzione è scivolato dal 40,5 al 39%. Peggio l'utile netto che si è quasi sgonfiato: da 42 a 15,4 milioni. «È stato impossibile – osserva Petersson – arginare il balzo delle materie prime, in particolare il cotone. Eravamo però consapevoli che il taglio dei listini del 2% avrebbe tagliato anche la profittabilità».

Ikea Italia Holding, che consolida tutte le attività, evidenzia debiti finanziari verso banche in crescita da 142 a 160 milioni e verso Ingka service center bv (holding europea del gruppo) da 640 a 661 milioni. I debiti sono a fronte di terreni e fabbricati di proprietà per circa 900 milioni. Il bilancio Ikea segnala anche che l'Agenzia delle entrate, lo scorso dicembre, ha notificato a Ikea Distribution e Ikea Retail processi verbali di contestazioni. Alla prima gli avvisi di accertamento sono per transazioni intercorse con soggetti residenti in paesi a fiscalità privilegiata per i quali si contesta il diritto di deduzione di parte dei costi sostenuti; all'altra società, gli accertamenti Iva, Ires e Irap si riferiscono a transazioni intercorse con parti correlate. «Queste verifiche fiscali – osserva Elena Alemanno, controller della società – sono normali per i grandi contribuenti. Alcuni consulenti. indipendenti hanno concluso che i rilievi non corrispondono a un comportamento errato e sanzionabile. Pertanto non abbiamo effettuato accantonamenti pur impugnando i provvedimenti».

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