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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2012 alle ore 06:41.

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Colpo di scena a Buttrio. Danieli progetta di costruire una maxi acciaieria di qualità non si sa bene se in Serbia, in Friuli o altrove e ieri, a sorpresa, è arrivata la notizia che la multinazionale ha formalizzato, con il gruppo americano Commercial Metals Company (Cmc), l'acquisizione dello stabilimento siderurgico di Sisak, in Croazia.
Lo stabilimento, che si colloca su un'area di 900mila metri quadrati, ha una capacità produttiva di 500mila tonnellate all'anno anno di acciaio ed è situato a 50 chilometri a Sud di Zagabria, in una posizione strategica sia per i collegamenti con la rete autostradale, ferroviaria e il porto di Fiume sia per gli allacciamenti alla rete energetica. Si tratterebbe poi di un'acciaieria idonea ad espandere la produzione. Il valore dell'investimento è di 25 milioni di euro.
Lo stabilimento acquisito tuttavia non sembra avere le caratteristiche per sostituire il progetto di nuova acciaieria (con un maxi investimento da 400 milioni) da affiancare al sito Abs di Udine anche se godrà di un costo dell'energia più basso e di un costo del lavoro meno oneroso e più flessibile.
Fino a ieri sera tardi la Danieli ha preferito non rispondere a nessuna domanda e anche Federica Seganti, assessore alle Attività produttive della regione Friuli coinvolta nel l'iter procedurale per il nuovo stabilimento, non è stata possibile rintracciarla fino in tarda serata.
Danieli è uno dei tre leader mondiali nella produzione di impianti siderurgici e, attraverso la controllata Abs, opera nella produzione di acciai speciali. Il gruppo ha una previsione di fatturato, per l'esercizio che chiuderà a fine giugno, di 3 miliardi, vanta un portafoglio ordini di 2,9-3,1 miliardi e dispone di liquidità per 900 milioni.
All'inizio del 2012 Danieli aveva aveva sottoscritto un memorandum d'intesa con la Repubblica Serba che accordava, oltre a un costo dell'energia inferiore del 30%, un cofinanziamento e incentivi fiscali. Alla fine di maggio però Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli & C, aveva rilanciato (vedi Il Sole 24 Ore del 27 maggio) l'ipotesi di costruire la seconda acciaieria in Friuli, vicino a quella di Cargnacco, «anche a costo di perderci qualche punto di margine, ma a condizione che siano soddisfatti i prerequisiti della garanzia assoluta della nuova linea elettrica a 380mila volt e una maggiore flessibilità della manodopera».
Delle precondizioni più che scontate in condizioni normali ma che andavano ribadite visto che da dieci anni in Friuli si discute, senza risultati, di rafforzare la linea elettrica che garantisce le forniture al Sud della regione, dove opera l'Abs. Anche perchè Terna ha annunciato che non curerà più la manutenzione alla vecchia linea da 220mila volt, in via di dismissione. Il lavoro della Seganti avrebbe ricucito le esigenze di tutti e faceva ritenere di essere vicini alla soluzione del problema.
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