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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 06:44.

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TERMINI IMERESE
Alcuni sono arrivati qui quando c'erano solo campi coltivati a carciofi. Pionieri dell'industria nella piana dell'Imera, quando ancora la Fiat andava a manetta e faceva il paio con la centrale Enel. Sono passati, in qualche caso, quasi quarant'anni e alcuni imprenditori sono ancora qui. Nel frattempo altri ne sono arrivati. C'è chi ha lavorato per la Fiat e chi fa altro: piccole o piccolissime aziende ma forti sul piano del know how e dei mercati. Una sessantina in tutto che danno lavoro a poco più di seicento persone. Pochi si dirà, rispetto ai 2.200 che hanno perso il lavoro con la chiusura di Fiat. Ma abbastanza in un'area che ha fame di lavoro: nel 2011 il tasso di disoccupazione Istat nel palermitano è stato pari al 16 per cento.
C'è anche chi lavorava per il Lingotto e ha continuato a farlo ma in Serbia: «La scelta – spiegano – era tra andare o chiudere». Hanno scelto di andare. Lasciando qui la sede legale. Termini attende certezze da Dr Motor che ha chiesto altri 15 giorni di tempo per trovare un partner che la aiuti a superare le difficoltà finanziarie e se ne riparlerà il 20. Ma nel frattempo le aziende sono sotto pressione da parte del fisco e delle banche. La depressione è diventata una costante. Ma anche la rabbia. Come quella di Nino Aiello, titolare della MetalSud, specializzato in impiantistica e insediato qui dal 1985: faceva le manutenzioni nello stabilimento Fiat e per un certo periodo ha avuto anche 17 dipendenti. «Oggi – dice - siamo in dieci. Oggi non c'è più Fiat, Enel non fa più gli investimenti di un tempo e una buona parte dell'area industriale si è trasformata in un grande insediamento commerciale. Facciamo lavori per le grandi aziende che però ci pagano in ritardo». Chi è rimasto deve fare i conti con iniziative definite un po' bislacche del Consorzio Asi: «Hanno venduto i tetti dei nostri stabilimenti a due euro a metro quadrato – dice Agnello – a un'azienda che vi farà impianti fotovoltaici». Questa storia dà l'idea del rapporto che gli imprenditori hanno con l'istituzione a loro più prossima: «Dovrebbe occuparsi dello sviluppo...» dice Agnello guardando una cartella di pagamento di 850 euro appena arrivata. Il fatturato di questa azienda è passato da 1,5 milioni del 2010 a un milione del 2011 e il 2012 chiuderà a 600mila euro: ogni anno una perdita secca del 50 per cento. Agnello non si dà per vinto e punta sulla ricerca per provare a trovare nuove strade: «Partecipiamo con altre due aziende a una ricerca con l'università per brevettare una nuova macchina per l'imbottigliamento. Noi abbiamo investito 200mila euro». Aiutino noi, dicono gli imprenditori sottovoce, invece di dare tutti quei soldi a un'azienda che non dà affidamento. Così la pensano in parecchi. Un sostegno a chi sta in un'area in cui non c'è Adsl né metano, e la logistica è molto complessa. Anche se qui sono nate anche imprese figlie della ricerca e dell'innovazione. Come l'Idea, creata da Fabio Montagnino insieme alla Biosurvey, spinn off dell'università di Palermo: Montagnino ha rilevato la Fist, impresa in liquidazione che lavorava per Fiat, e sulle sue ceneri ha creato un'azienda che con Biosurvey ha realizzato un tutore in bioplastica per la piantumazione della posidonia oceanica. Sempre nell'area di Termini Imerese potrebbe essere messo in produzione un impianto per il microeolico sperimentato nei laboratori dell'Arca, l'incubatore di imprese dell'Ateneo palermitano.
Ma servono le infrastrutture: «Gli imprenditori che vogliono investire chiedono cose che qui non ci sono – dice Alessandro Albanese, proprietario di un'azienda insediata in quest'area oggi al vertice di Confindustria Palermo –. Una infrastruttura è sicuramente l'interporto. I fondi (80 milioni) ci sono, l'appalto è stato avviato e la Regione si è impegnata a risolvere con l'Ue i problemi sulla procedura di infrazione per aiuti di Stato». L'accordo di programma firmato più di un anno e mezzo fa prevede interventi per la sistemazione del porto, dei collegamenti con la ferrovia, per la realizzazione delle reti di metano e fibra ottica. I soldi (150 milioni) ci sono ma nulla è ancora partito: «Sono mancati i progetti esecutivi – spiega l'assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi che ha convocato per oggi l'Unità di coordinamento – gli enti devono farli e bandire le gare».
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