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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 08:17.

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«La vita è fatta di storie. E la storia che sto per raccontarvi non è tutta la storia che potrei raccontare... Ma contiene gli elementi principali». Inizia così la lettera, inviata al sito internet del Sole 24 Ore, con cui il ricercatore padovano Massimo Marchiori, senza nascondere l'amarezza di chi ha visto infrangersi un sogno, ha detto addio a Volunia, il suo motore di ricerca. Un motore «sociale», nato da un'idea coltivata per anni, con cui Marchiori avrebbe voluto scrivere una nuova pagina nella storia del web. L'ennesima, dopo che nel '97, con lo studio su Hyper Search, aveva dato un contributo decisivo per la nascita dell'algoritmo di Google. Tanto che ancora oggi, Page e Brin, i fondatori del motore di ricerca che ha cambiato la nostra vita, gli riconoscono la paternità dell'algoritmo che fa girare il mondo.
Con Volunia, Marchiori avrebbe voluto «inventare Google per la seconda volta». E lo avrebbe voluto fare in Italia, con team e capitali italiani. Per farlo, aveva accettato l'offerta di Mariano Pireddu, che nel 2008 in una pizzeria di Venezia mise sul piatto 2 milioni di euro. Il matematico padovano e il taciturno imprenditore sardo sono diventati soci. Volunia aveva fatto incrociare le loro strade tanto diverse.
Ma ieri, dopo quattro anni di lavoro, il lancio incerto del progetto, che risale a febbraio, la corsa contro il tempo per accogliere le critiche, migliorare Volunia e ritrovare la carica per ripartire, e soprattutto i dissapori ai vertici della società, Marchiori ha detto basta. «Lascio la direzione tecnica di Volunia – spiega – perché qualcun altro vuole dirigere al posto mio. Vuole poter decidere tutto, senza di me. E si è quindi sostituito alla mia posizione, intimandomi di farmi da parte».
Il matematico conserva le quote sociali e il posto nel consiglio di amministrazione. Ma chiarisce: «Non guiderò più il team, non troverò più soluzioni a tutti i problemi che quotidianamente usciranno nel progetto, tantomeno darò supporto per il codice e gli algoritmi che ho ideato e che sono attualmente usati in Volunia».
Le parole tradiscono un'incomprensione covata per anni. Quando ormai la lettera è pubblica, Marchiori si sente «liberato», e si sfoga così: «Ho sopportato tutto per anni, ma adesso, dopo l'ultimo surreale avvenimento, non posso più non dire come stanno le cose. I soldi non sono tutto nella vita, anzi».
Chi conosce Marchiori sa che il matematico è sincero. Che non faccia ricerca per i soldi, è una certezza: lui, che oggi avrebbe potuto essere un milionario della Silicon Valley, dal 1997 ha sempre rifiutato offerte di lavoro, dicendo no a Google, Yahoo!, Microsoft. E scegliendo di rimanere in Italia, a insegnare all'Università di Padova.
Una scelta non proprio vincente. «Anni fa - ci aveva raccontato - chiesi un finanziamento di 20mila euro all'università per lo sviluppo di un nuovo motore di ricerca. La richiesta fu respinta». Poi l'offerta di Pireddu e lo spiraglio di fare tutto con capitali italiani. Infine l'amaro capitolo scritto ieri, che segnerà nel bene o nel male il destino di Volunia.
Si può imparare molto anche dalle storie imprenditoriali non vincenti. Oggi il caso Volunia racconta la difficoltà che l'innovazione incontra, per emergere, in Italia. Così come alla vigilia del lancio, Volunia aveva fatto emergere la voglia che c'è, nel nostro Paese, di veder crescere nuove storie di innovazione imprenditoriale made in Italy. Solo questo merito vale l'avventura di Volunia. Marchiori lo sa, e vuole ripartire da qui: «Ora starò bene di sicuro, non devo più tenere nascosto com'è andata, sarò libero di continuare, coltivando le altre mie idee sul web. Dove non c'é solo Volunia: il web è un oceano meraviglioso».
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