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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2012 alle ore 08:17.
ROMA
«Ripartiamo dall'accordo del 28 giugno, dalle regole sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale» dell'intesa che contiene le «regole per dare certezza alla contrattazione». È il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, a rilanciare l'accordo interconfederale, a quasi un anno dalla firma con Cgil, Cisl e Uil: «È stato raggiunto in un periodo davvero complicato – ha ricordato, intervenendo a Napoli alla conferenza sul lavoro del Pd –, da allora sembra passata un'era geologica e quell'accordo non è stato ancora pienamente attuato». L'accordo prevede che per certificare la rappresentatività dei sindacati si assumano come base i dati associativi – riferiti alle deleghe relative ai contributi sindacali conferiti dai lavoratori – certificati dall'Inps, con cui si dovrà stipulare una convenzione. I dati vanno trasmessi al Cnel per essere ponderati con le elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie. Inoltre, sono ammessi alla contrattazione nazionale i sindacati con una rappresentatività nel settore di almeno il 5%, considerando la media tra numero degli iscritti certificati e la percentuale dei voti alle elezioni delle Rsu, sul modello del pubblico impiego. In linea con quanto previsto dall'accordo interconfederale Galli ha ribadito la necessità di «mantenere il doppio livello nazionale e aziendale, incentivando la contrattazione aziendale legata alla produttività». Il sistema di relazioni industriali delineato dall'accordo del 28 giugno per Galli assume particolare rilevanza «in questa fase difficilissima per il Paese», in cui «è assolutamente necessaria la coesione sociale e il dialogo».
Su queste priorità c'è convergenza con il sindacato, che ha risposto per voce della leader della Cgil, Susanna Camusso: «Il 28 giugno del 2011 abbiamo fatto un accordo che oggi dobbiamo prendere in mano e rilanciare – ha detto–. Vogliamo andare avanti, ma c'è un vulnus da sanare: non si può escludere un sindacato per volontà di una azienda». Il riferimento della Camusso è alla Fiom, fuori dalle fabbriche Fiat dove sono state reintrodotte le Rsa escludendo le sigle che non hanno firmato i contratti aziendali. L'accordo firmato da sindacati e Confindustria prevede anche l'efficacia erga omnes dei contratti aziendali che vincolano i sindacati firmatari operanti all'interno dell'azienda, se approvati dalla maggioranza dei componenti delle Rsu (o dalla maggioranza delle Rsa se nella consultazione i sì hanno la maggioranza tra i lavoratori). Questi contratti aziendali, peraltro, possono adattarsi alle esigenze degli specifici contesti produttivi, definendo anche in via sperimentale, intese modificative delle regolamentazioni dei contratti nazionali (nei limiti e con le procedure previste dagli stessi contratti nazionali). Per evitare il prolungarsi all'infinito delle vertenze, infine, le aziende devono avviare le trattative almeno sei mesi prima della scadenza del contratto da rinnovare; in questo periodo scatta una clausola di tregua sindacale e sono vietate iniziative che danneggino la controparte.
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