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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2012 alle ore 06:42.

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RIMINI
Il terremoto è un'eco che arriva al Palacongressi di Rimini filtrata dal caldo torrido di questi giorni. Lì si sono riuniti ieri i 500 associati di Confindustria Rimini per fare il punto su un'economia non toccata direttamente dal sisma – neppure dalla scossa di magnitudo 4.5 del 6 giugno scorso al largo di Ravenna – ma costretta a fare i conti con l'effetto terremoto in termini di minori prenotazioni alberghiere e dunque minor lavoro per tutto l'indotto locale. Gli imprenditori non rinunciano al loro innato ottimismo, rinvigoriti dall'afa che sta riempiendo le spiagge nelle ultime ore, ma le previsioni del sistema produttivo restano cupe. Appena il 15% degli industriali stima un aumento della produzione in questi primi sei mesi dell'anno, il 33% prevede invece un calo. Così come si conferma un rapporto di uno a due tra chi indica ordini e occupazione in crescita e chi li stima in flessione. Mentre sale all'84% la quota di imprese che denuncia fenomeni di credit crunch.
«Eppure è proprio dalla crisi che potrebbe arrivare la spinta a mettere da parte separatezze e polemiche per imparare a fare sistema – rimarca nel suo discorso alla platea degli industriali il numero uno di Rimini, Maurizio Focchi – perché non è più sostenibile che i due motori della nostra economia, turismo e industria, continuino a camminare su binari paralleli».
È un cambio radicale di prospettiva quello che Focchi chiede a imprenditori e istituzioni riuniti al Palacongressi, partendo dai risultati della ricerca curata dal professor Luigi Vergallo, presentata ieri: il turismo, considerato da sempre, nella visione comune, prima forza motrice del territorio, in realtà non eguaglia l'industria né per occupati né per valore aggiunto.
«Il turismo – precisa il presidente – incide per il 12% sul valore aggiunto del Riminese, come nella media italiana, mentre il valore aggiunto della nostra industria, 23%, è quasi 7 punti sotto il dato nazionale. Ci sono ampi margini di miglioramento per entrambi». Focchi non intende lanciare una gara per il primo posto, ma ribadire la necessità di una maggiore attenzione a entrambi i lati di una stessa medaglia, «puntando sulla nostra vocazione all'accoglienza, che va pensata in ottica sostenibile e accompagnata con infrastrutture moderne e una burocrazia amica».
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