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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2012 alle ore 17:01.

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Tutti per uno, senza bisogno di capi che definiscano le strategie e vigilino sul perseguimento degli obiettivi. Valve, azienda statunitense specializzata nello sviluppo di videogiochi con sede a Bellevue (Washington), è diventata un caso di studio, con il suo modello iper-democratico che ha il suo unico fondamento in un manuale: 50 pagine per descrivere obiettivi, modalità per centrarli e come stare in ufficio. L'applicazione di questi principi è poi lasciata alla serietà dei singoli.

Tra le tante curiosità che caratterizzano questa realtà, ci sono le ruote poste sotto le scrivanie dei dipendenti, in modo da consentir loro di muoversi negli spazi e raggiungere i colleghi con i quali di volta in volta creare team di lavoro. Singolare anche il sistema retributivo: in mancanza di gerarchie, il compenso è basato sul ranking attribuito dai colleghi (non è possibile giudicare se stessi) alla capacità dei singoli di portare valore aggiunto per l'azienda. E lo stesso vale per eventuali licenziamenti, decisi collettivamente dal team di lavoro che dovesse rilevare un collaboratore fannullone.

Un valore aggiornato di anno in anno per motivare tutti i collaboratori. Mentre fanno meno notizia il servizio gratuito di massaggi e la lavanderia aziendale, benefit comuni a molte aziende hi-tech della Silicon Valley. Niente capi, dunque, né super-consulenti. L'assunzione, resa nota qualche giorno fa di Yanis Varoufakis, responsabile della cattedra di Teorie Economiche all'Università di Atene, aveva fatto pensare a un cambio di rotta, ma in realtà l'economista si occuperà di studiare gli sbocchi delle economie virtuali sviluppate dalla compagnia, senza interferire sul resto.

I risultati? Secondo il manuale del dipendente, la redditività dell'azienda il cui nome è legato soprattutto al successo di Half-Life è superiore a quella di giganti come Google, Amazon, Microsoft e Apple. Questo grazie proprio al sistema "boss-less" e alla flessibilità che caratterizza il lavoro, dagli orari alla mancanza di direttive. Non tutti guardano, però, con entusiasmo a questo approccio. Diversi economisti sottolineano che il modello funziona fino a che c'è grande armonia tra tutti: se invece sorgono tensioni, possono emergere i limiti dovuti alla mancanza di gerarchie. Per altro, sarebbe difficile da esportare in altri contesti, come il manifatturiero, che ha successo non tanto per la creatività dei singoli, quanto per l'organizzazione che c'è alle spalle. E in Italia? Nel Paese che da decenni registra scontri campali sul terreno del mercato del lavoro, inutile dire che una tale organizzazione sarebbe impossibile.

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