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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2012 alle ore 06:44.

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Tonfo in aprile per le vendite al dettaglio. Nel confronto tra aprile 2012 e 2011 l'indice grezzo di Istat segnala una caduta del 6,8%, di cui il -6,1% riguarda le vendite di prodotti alimentari e il -7,1% il non food. L'indice destagionalizzato ha segnato una diminuzione congiunturale del l'1,6% che si conferma anche per i primi quattro mesi dell'anno, sia pure nella misura del -0,2% per l'alimentare e del -2,2% per il non alimentare.
«Il crollo dei consumi in aprile – commenta Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare – dà la misura della velocità con cui la crisi colpisce il potere d'acquisto delle famiglie. Peraltro il -1,6% del primo quadrimestre equivale allo stesso calo registrato nel 2011 e che ha generato nei primi tre mesi dell'anno un aumento della Cig del 14%: un segnale da non sottovalutare».
«Non andava così male da undici anni – interviene Confagricoltura –. Il calo delle vendite degli alimentari si è avuto in aprile sia nella grande distribuzione, -4,5%, sia nei negozi tradizionali, -8,7%, e ha interessato anche i discount» che, nei mesi precedenti, crescevano al ritmo dell'8 per cento.
«Il dato Istat – sottolinea Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – va ben oltre ogni previsione e fornisce un segnale di ciò che possiamo aspettarci nei prossimi mesi. Le famiglie italiane fanno i conti con gli impatti delle ultime manovre: 5 aumenti delle accise sui carburanti, l'incremento di un punto dell'aliquota Iva dal 20% al 21% e il pensiero della prima rata dell'Imu hanno inciso sui portafogli e sui comportamenti delle famiglie».
Per Confcommercio «pur considerando la differenza di giorni lavorativi in aprile, 19 contro 20 del 2011, le dinamiche dei primi mesi ci inducono a pensare che nel 2012, in termini pro capite, la flessione potrebbe essere del 3,2-3,3% in termini reali, un'evidenza statistica che non avrebbe precedenti nella nostra storia economica».
Tornando ai dati Istat, le rilevazioni evidenziano che la piccola dimensione d'azienda non paga: in aprile infatti il valore delle vendite diminuisce, in termini tendenziali, dell'8,5% sia nelle imprese fino a 5 addetti sia in quelle da 6 a 49. E "solo" del 4,2% nelle imprese con almeno 50 addetti. Per quanto riguarda invece il valore delle vendite di prodotti non alimentari, le flessioni colpiscono tutti i prodotti, in testa farmaceutici (-9,2%), abbigliamento e pellicceria (-8,9%), calzature e articoli in cuoio (-8,6%).
La valanga si fermerà? «No – risponde Ferrua –. Per quest'anno prevediamo un calo delle vendite dell'1,8% e per il 2013 una stabilizzazione ma senza ripresa. Ovviamente se poi il ritocco dell'Iva, annunciato per ottobre, si realizzasse il quadro peggiorerebbe: e se scattasse anche la food tax si complicherebbe ulteriormente».
A proposito della food tax su merendine e bevande gassate fortemente sostenuta dal ministro della salute Renato Balduzzi, il provvedimento sarebbe stato congelato dopo l'ennesimo confronto con il ministero dello Sviluppo. «Sarebbe irrazionale – interviene Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua che associa gli imbottigliatori di acqua minerale – istituire l'ennesima tassa dopo che i produttori si sono impegnati a ridurre grassi e zuccheri. E considerato che l'ennesimo balzello farebbe calare il gettito». Ma a proposito del confronto interno a Federalimentare e sull'atteggiamento morbido che la stessa Federalimentare avrebbe tenuto su un'eventuale tassazione delle sole bevande, Ferrua sgombra il campo da equivoci: «Faremo una battaglia durissima qualora il Governo decidesse di tassare le bevande».
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