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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 06:43.

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«Mi incontrerò presto con gli avvocati. Abbiamo visioni diverse da quelle espresse dalla sentenza». È arrivato ieri dalla Cina il commento di Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, sulla sentenza del Tribunale di Roma relativa allo stabilimento di Pomigliano.

La settimana scorsa i giudici hanno affermato che l'azienda ha tenuto un comportamento discriminatorio, imponendole di rimediare con l'assunzione di 145 operai iscritti Fiom. Il sindacato dei metalmeccanici Cgil non è rappresentato a Pomigliano in seguito alla creazione della newco Fabbrica Italia Pomigliano (Fip). L'organizzazione sindacale sta conducendo una battaglia contro l'esclusione e ha ottenuto un primo giudizio a suo favore.
Confermando il ricorso il manager ha poi alzato il tiro e rilanciato la critica al sistema italiano delle relazioni industriali. Le norme italiane che hanno portato alla sentenza – ha detto – sono «folcloristicamente locali» e «non esistono altrove al mondo». «Le implicazioni sulla situazione del business in Italia sono drastiche – ha proseguito Marchionne – perché il Paese ha un livello di complessità nella gestione delle questioni industriali che non esiste in altre giurisdizioni. Tutto diventa puramente italiano, facendo diventare tutto difficile da gestire». Marchionne ha anche riportato il discorso sulla mancanza di attrattività del nostro Paese per gli investimenti esteri: «Nessuno è lì a fare la fila per venire a investire».

La definizione di «folcloristiche» delle norme sul lavoro ha provocato reazioni a sinistra (con Nichi Vendola che ha parlato di «insopportabile arroganza» di Marchionne) e nella stessa Fiom: «Qualcuno dovrebbe spiegare a Marchionne che in Italia esiste la Costituzione» ha detto Landini.
La battaglia tra Fiat e Fiom, però, arriva anche, quasi, sul campo di calcio. Le fabbriche Fiat di Pomigliano e della Sevel di Val di Sangro (le uniche a non essere in cassa integrazione), non si dovevano fermare ieri durante la partita Italia-Germania – a differenza di quanto è avvenuto in molti stabilimenti tedeschi della Bmw e della Volkswagen. La Fiom di Chieti ha però proclamato uno sciopero di 4 ore alla Sevel «contro il Governo e la riforma del mercato del lavoro», in coincidenza con la partita. Coincidenza sospetta, secondo l'azienda, che accusa Fiom di «uso strumentale del diritto di sciopero». Lo stesso Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, ha detto ieri sera di «non condividere la scelta della Fiom di Chieti»; «la Fiom aveva invitato tutte le strutture sul territorio nazionale a manifestare e scioperare in concomitanza con la fiducia alla Camera sul Ddl lavoro il 26 e 27 giugno. È sbagliato aver fatto coincidere lo sciopero con la partita dell'Italia». Secondo Fiat, la Fiom locale aveva già proclamato uno sciopero due giorni fa, con un'adesione «inferiore al 3%».

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