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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 08:18.

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BOLOGNA
«Una terza rivoluzione industriale», è stato questo il tema della tavola rotonda organizzata a Bologna in occasione della Graduation Reunion di Alma Graduate School, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, e Romano Prodi, presidente della Fondazione per la cooperazione dei popoli. Nel dibattito, al quale hanno assistito circa 300 studenti, Squinzi e Prodi hanno trovato numerosi punti di contatto in quelle che hanno individuato come le strategie vincenti per uscire dalla crisi. A partire dalla semplificazione burocratica, cuore del programma di mandato del presidente di Confindustria.
«Non c'è da stupirsi – ha rileva Squinzi – che ci sia difficoltà a reperire investitori stranieri, una difficoltà che colloca l'Italia all'87° posto in classifica a livello mondiale. L'eccessiva burocratizzazione per cui solo per ottenere una Valutazione di impatto ambientale occorrono tre anni è come piombo sulle nostre ali». Romano Prodi rincara la dose portando a esempio l'assurdità «di chiedere 24 permessi per dei piccoli lavori in un paese dell'Appennino». La terza rivoluzione industriale deve passare dall'agenda digitale: «La digitalizzazione delle imprese è la chiave di volta per la competitività – riprende Squinzi –. Da qui dobbiamo far leva per ripartire: se non lo facciamo rischiamo di perdere una generazione. Il dato reso noto nei giorni scorsi circa il 36% di tasso di disoccupazione giovanile mi terrorizza: la sola possibilità è ripartire».
Il modo per farlo lo suggerisce Romano Prodi, rispondendo a una domanda di Roberto Napoletano – direttore del Sole 24 Ore e moderatore del dibattito – sugli investimenti indirizzati alla ricerca: «Al di sotto di una certa soglia di Pil non si può fare ricerca – incalza il professore – questo è un dato di fatto. Ma ciò che mi preme ricordare è che se il Paese non cresce, non si risana il bilancio. La crescita, poi, è la ricerca e la ricerca è un investimento sul futuro».
La platea è composta per la maggior parte da giovani che non possono non sentirsi direttamente chiamati in causa, soprattutto quando Prodi tocca il tema della "fuga dei cervelli": «Ci sono concorsi all'estero in cui un terzo dei vincitori viene dall'Italia, questo è un segnale: del resto come fa da noi un giovane a vincere un concorso se i concorsi non si fanno?». Ed è ancora ai giovani che si rivolge indicandoli come futuri manager anche in imprese a conduzione familiare: «Una recente ricerca – dice – evidenzia come le aziende di famiglia ottengano risultati migliori in termini di produttività se hanno un management esterno: voi siete quei manager, anche a voi sarà chiesto di fare questo lavoro. Il vostro lavoro è richiesto per il bene del Paese e degli italiani».
Giorgio Squinzi cita poi il capitalismo familiare virtuoso: «Quello in cui la famiglia è povera e l'azienda è ricca». Sono ingredienti strategici da riscoprire per ripartire con uno spirito rinnovato. Va da sè, aperto all'Europa: «La Germania – interviene ancora il professore – si deve mettere in testa che potrà essere leader solo di un'Europa che si mette assieme, che unisce le forze: come stanno facendo con risultati eccezionali Cina, Giappone e Corea del Sud». I giovani di Alma Graduate School approvano e applaudono: il loro futuro si aggrappa alle speranze condivise da due veterani dell'impresa e dell'economia.
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