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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2012 alle ore 06:42.

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ROMA
Corre, e bene (lo testimonia direttamente il presidente dell'Authority per l'energia Guido Bortoni), verso l'integrazione dei mercati energetici europei. Ma il Gme, nostro gestore della borsa elettrica, deve fare i conti, insieme con gli altri due manovratori pubblici dell'energia (l'istituzione "madre" Gse e l'Acquirente Unico) con gli intoppi causati dalla spending review, che rallenta i rinnovi dei vertici operativi. Si cerca comunque di accelerare il passo. Tant'è che il mercato unico dell'energia comincia davvero a prendere forma. Per realizzarsi «entro un paio di anni» se è vero quanto promesso ieri mattina dal Gestore dei mercati energetici nella relazione annuale.
È già realtà il cosiddetto "market coupling", l'integrazione delle borse elettriche, verso la Slovenia. Con la quale stiamo sperimentando un progressivo potenziamento delle interconnessioni elettriche. E con le principali borse europee si sta mettendo a punto il "price coupling" per rendere omogenea la definizione dei prezzi e delle transazioni anche attraverso il sistema "Remit" di regolamentazione dei mercati all'ingrosso.
Certo, rimane il differenziale di prezzo dell'elettricità italiana con il resto d'Europa, che mostra qualche limatura proprio grazie all'integrazione dei mercati ma rimane legato ai sovracosti strutturali della nostra generazione: poco carbone, niente nucleare e dipendenza record dal gas che alimenta centrali ora addirittura in numero più che abbondante. Ed ecco che la relazione annuale del Gme mostra prezzo nazionale medio 2011 a 72,23 euro a megawattora, gonfiato dai rincari delle materie prime del 12,6% rispetto al 2010 e con un differenziale con la Ue stabile a circa 20 euro/MWh.
Da notare in tutto ciò la convergenza dei prezzi nelle diverse fasce orarie dovuta all'impatto crescente del fotovoltaico: il rapporto tra prezzi di picco (+8%) e fuori picco (+19%) ha raggiunto nel 2011 il minimo a 1,29 e nel secondo trimestre 2012 ha mostrato addirittura un'inversione di quotazioni nelle giornate festive.
Si sono intanto accumulati due mesi di ritardo dal "termine ultimo" per il rinnovo dei vertici di Gme, Gse e Acquirente Unico. Per il il Gme le ultime voci assegnano il posto dell'attuale amministratore delegato Massimo Guarini a Massimo Ricci, attualmente direttore mercati dell'Authority per l'energia, con la conferma del presidente Alfonso Rossi Brigante. Per il Gse dovrebbe rimanere l'ad Nando Pasquali con la riconferma anche qui del presidente Emilio Cremona. Così per l'Acquirente Unico, con la possibile riconferma dell'ad Paolo Vigevano.
Tutto rimane però bloccato dai quesiti interpretativi su quanto disposto dal decreto sulla spending review, che prevede la riduzione da cinque a tre dei membri del cda nelle società a controllo pubblico che rispondano a determinati criteri legati alla rilevanza delle loro funzioni.
Che fare per i tre manovratori energetici? Non è chiaro. Tant'è che ne stanno discutendo direttamente i ministeri dell'Economia e dello Sviluppo. L'alchimia è legata anche, inutile nasconderlo, ai ben noti giochi di spartizione delle compagini dei cda. Che mettono in gioco anche le figure dell'amministratore delegato e del Presidente.
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