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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2012 alle ore 06:42.

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Una nuova legge sull'inquinamento per scongiurare il sequestro giudiziario dell'Ilva. Si infittisce il pressing politico e istituzionale per evitare lo stop di uno dei più grandi impianti industriali italiani. Con voto unanime del Consiglio regionale diventa infatti legge la nuova norma che introduce in Puglia una stretta sulle emissioni industriali inquinanti attraverso la Valutazione del danno sanitario (Vds).

Pensata per i poli di Taranto e Brindisi, la legge, che vale anche per le altre aree a rischio, ha avuto una fortissima accelerazione negli ultimi giorni. Quando, cioè, si è fatto più concreto il rischio che l'Ilva di Taranto (12mila occupati) possa subire un sequestro da parte della Magistratura a seguito della conclusione dell'inchiesta sul reato di disastro ambientale con cinque persone indagate fra cui gli ex presidenti dell'Ilva, Emilio e Nicola Riva, e l'ex direttore del siderurgico pugliese, Luigi Capogrosso.

In verità, il sequestro degli impianti (area a caldo e parchi minerali) continua a essere dato per imminente. Forse è questione di giorni. Non a caso, infatti, il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, auspica che il «voto unitario possa aiutare anche la Magistratura, fornendo elementi per un'adeguata valutazione».

Confindustria guarda invece con preoccupazione alla nuova legge. «Non è un no a priori - dice Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto -. Vogliamo valutare gli effetti del provvedimento e capire soprattutto come funzionerà la valutazione del danno sanitario. Non vorremmo che alla fine si arrivasse al ridimensionamento dell'industria a Taranto e Brindisi con vincoli che portano a chiudere chi opera e allontano nuovi investitori. In tanti in questi giorni stanno chiedendo responsabilità affinchè - sottolinea Cesareo - non si arrivi al sequestro dell'Ilva. Giusto. Ma la responsabilità deve riguardare tutti i soggetti coinvolti e non solo la Magistratura».

La Vds sarà un rapporto che Ares, Asl e Arpa dovranno redigere ogni anno, tenendo conto dei dati del Registro tumori e delle mappe epidemiologiche delle principali malattie a carattere ambientale. Se il rapporto Vds - dice la Regione - dovesse evidenziare delle criticità, gli stabilimenti responsabili dovranno essere dotati di sistemi che evitino la diffusione delle polveri e degli inquinanti. Oltre alla diffida è anche prevista la sospensione dell'esercizio dell'impianto in caso di inadempienza.

Ma non è solo la legge, che limita anche gli scarichi e prevede la copertura dei parchi minerali dell'Ilva, l'unica mossa con cui le istituzioni cercano di evitare i sigilli giudiziari all'acciaieria. Domani a Roma ci sarà un vertice fra ministeri dell'Ambiente, dello Sviluppo e della Coesione territoriale e Regione Puglia per mettere in pista il piano per la bonifica dell'area di Taranto, dove c'è da fronteggiare un inquinamento che rinviene da 50 anni di industrializzazione pesante, ben prima, dunque, della privatizzazione dell'Ilva. L'incontro dovrebbe rendere spendibile una prima dote di 300 milioni tra fondi nazionali e regionali. Con un pressing bipartisan, i parlamentari pugliesi (a partire dall'ex ministro Pdl Raffaele Fitto e dal senatore Pd Nicola Latorre) chiedono che il Governo riconosca «la specificità e l'emergenza di Taranto». «Si afferma che col sequestro dell'Ilva 5mila lavoratori andrebbero a casa ma in realtà sarebbero molti di più, forse il doppio - afferma Cesareo - se calcoliamo tutto l'indotto e anche il porto di Taranto, alimentato al 75 per cento dall'Ilva. È un intero sistema produttivo che viene meno, è l'industria pugliese che crolla, senza trascurare cos'è l'Ilva di Taranto, la più grande acciaieria europea, per l'economia nazionale».

«Non immagino come i magistrati potranno contemperare la necessità di dare risposte di giustizia con quella di riconoscere quanto a livello istituzionale si sta mettendo in campo in questi giorni - commenta Gianni Florido, presidente della Provincia di Taranto -. Osservo che il passaggio è molto delicato e che serve la responsabilità di tutti. La siderurgia italiana è un sistema che esprime 30mila posti di lavoro e ci sono pezzi importantissimi dell'economia e del manifatturiero alimentati dalle produzioni di Taranto. Mi auguro che i magistrati siano consapevoli di cosa l'Ilva, in termini di patrimonio industriale e di posti di lavoro, rappresenti non solo per Taranto e la Puglia ma per l'Italia».

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