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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 06:44.

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MILANO. Nuovo round per Bernardo Caprotti, patron del gruppo distributivo Esselunga (circa 7 miliardi di affari e 20mila dipendenti) nella disputa legale che lo vede contrapposto a due dei tre figli, Giuseppe e Violetta, che hanno contestato le iniziative del genitore per consolidare il controllo del gruppo, sostenendo che sarebbero stati lesi i propri diritti con una intestazione delle azioni contraria alle intese e senza contropartita a febbraio 2011. Ad un primo pronunciamento del Tribunale di Milano favorevole a Bernardo, è seguito un arbitrato, previsto peraltro dagli accordi tra padre e figli sulla disciplina del controllo del gruppo risalenti a una ventina di anni fa.

Dopo qualche mese di lavoro, è di ieri una secca nota di Esselunga. «Il Collegio arbitrale, costituito da insigni Giuristi, ha pronunciato il lodo che ha accertato inappellabilmente che Bernardo Caprotti ha esercitato i suoi diritti secondo i patti sottoscritti con i figli – si legge nella nota del gruppo –. Bernardo Caprotti è il dominus di Esselunga e della stessa può disporre nel rispetto delle leggi che governano il Paese».

Come dire, viene nuovamente ribadito che Bernardo, nell'assumere la piena titolarità del controllo del gruppo ha agito secondo i patti a suo tempo definiti. E oggi, da dominus del gruppo leader in Italia nella grande distribuzione, può esercitare le proprie prerogative senza limitazione alcuna. Un messaggio importante per un gruppo interessato da una lite in famiglia e oggetto da anni da ricorrenti (e sempre smentiti rumor) su una possibile cessione, almeno della parte commerciale.

Ma il «lodo Caprotti» di ieri è ancora un passaggio intermedio. Intanto i figli Giuseppe e Violetta (nati da primo matrimonio di Bernardo; dal secondo è nata la terza figlia Marina Sylvia) hanno promosso una iniziativa legale civile innanzi al Tribunale di Milano con udienza in ottobre.

Chiara la posizione dei figli. «Giuseppe e Violetta Caprotti dichiarano che il lodo è impugnabile e che è stato pronunciato a maggioranza con una ferma e durissima presa di posizione dell'arbitro professor Natalino Irti, il quale ha evidenziato gravi violazioni processuali nonchè giudizi arbitrali contrari a principi di ordine pubblico – si legge in una nota –. Il lodo ha definito inoltre di compensare parzialmente le spese. Giuseppe e Violetta Caprotti annunciano inoltre che il lodo sarà impugnato per le cause ammesse dalla legge e in ogni caso pende un separato giudizio presso il tribunale di Milano volto a ripristinare la legalità della vicenda».
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