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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 08:15.
MILANO
«Sento tutto il peso di una causa gravissima: Bonucci e Pepe hanno dimostrato grande impegno e ottenuto risultati importanti. Facciamo attenzione, rischiamo di fare processi sommari: per un calciatore tre anni di squalifica possono essere un'interruzione drammatica». Con queste parole si è aperta nel tardo pomeriggio di ieri l'arringa difensiva di Luigi Chiappero, uno dei legali che segue i due giocatori della Juventus coinvolti nel processo sportivo sul calcioscommesse. Contrariamente a quanto si attendeva a metà giornata, Leonardo Bonucci e Simone Pepe non hanno patteggiato. Ora non resta che attendere le disposizioni finali della commissione presieduta da Sergio Artico, che dovrebbe dire la sua entro la fine della prossima settimana.
Bonucci e Pepe rischiano tantissimo. Per l'ex difensore del Bari, tra i protagonisti della spedizione azzurra agli ultimi Europei, Palazzi ha chiesto una squalifica di tre anni e sei mesi. Secondo l'accusa, avrebbe partecipato attivamente alla presunta combine per "sistemare" la partita Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Nella stessa gara avrebbe avuto invece un ruolo più defilato l'ex centrocampista della squadra friulana, Simone Pepe. Per questa ragione, il pm ha ritenuto opportuno procedere nei suoi confronti per omessa denuncia, chiedendo alla Disciplinare di escluderlo dalle competizioni ufficiali per dodici mesi. All'uscita dell'aula, l'avvocato Chiappero ha spiegato, almeno in parte, le ragioni del mancato accordo con Palazzi. «Il patteggiamento diventa fisiologico quando si parla di un rischio di squalifica di tre anni e mezzo, ma sono considerazioni, si può trattare se si parla di tre mesi di squalifica, non oltre».
La Juventus esce dal quarto e ultimo giorno di processo sul calcioscommesse con tante preoccupazioni e poche certezze. Due giorni fa, la Disciplinare aveva rigettato la proposta di patteggiamento che i legali del tecnico bianconero Antonio Conte avevano concordato con Palazzi, ritenendola «non congrua». Tre mesi sono troppo pochi, aveva lasciato intendere la commissione, invitando il pm a formulare un'ipotesi di squalifica (15 mesi) che verrà esaminata dai giudici nel corso dei prossimi giorni. Il presidente Andrea Agnelli ha parlato di scandalo e ha ricevuto una pronta risposta da parte della Federazione, che sembra stia ora valutando il deferimento del numero 1 del club bianconero.
Conte è stato accusato dalla Procura di Cremona di aver taciuto della combine organizzata in due occasioni da alcuni giocatori del Siena nella stagione 2010-11, quando era alla guida dei toscani. Il regolamento sportivo parla chiaro: doppia omessa denuncia. Se la Disciplinare accogliesse le richieste di Palazzi, il tecnico bianconero rischia l'intera stagione. Ad aggravare l'impianto accusatorio, arrivano da Cremona le ultime rivelazioni del camionista Vittorio Gatti, coinvolto nell'inchiesta lombarda. «La moglie di Carobbio, che conosco bene, mi ha detto di non aver mai litigato con la moglie di Conte». Se ritenute attendibili, queste dichiarazioni smonterebbero parte della tesi difensiva dei legali dell'allenatore juventino, secondo la quale le accuse di Carobbio nei confronti del suo ex tecnico sarebbero state causate anche da un risentimento personale.
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