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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 08:47.

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Il 10 luglio 2012 è un giorno che Pasquale Natuzzi dimenticherà difficilmente perché ha segnato, indirettamente, un suo primo successo nella lotta per la legalità in fabbrica e anti concorrenza sleale che ha intrapreso da alcuni anni. Il tribunale di Forlì ha condannato, infatti, in primo grado, 8 imprenditori del distretto industriale del divano, che si servivano di "conti lavoro" irregolari, avvalendosi di manodopera cinese.

E Natuzzi che fa? Acquista una pagina di un giornale per ringraziare a chiarissime lettere innanzitutto i giudici forlivesi e gli imprenditori che hanno denunciato il caso: «Un giorno da ricordare per coloro che lottano contro il sommerso - scrive nell'inserzione a pagamento -. È una data in cui l'Italia dell'etica e della legalità sconfigge quella dei furbi. È forse la data in cui il made in Italy si riappropria della sua dignità contro chi lo utilizza illecitamente». In pratica ribadisce i temi della sua crociata contro, essenzialmente, le ditte del materano, più volte accusate di "utilizzare e coprire" il nero cinese pur di abbassare i costi di produzione. E, in alcune interviste rilasciate in quei giorni, accusa esplicitamente due marchi noti del settore: Sofaland (che produce per Chateaux d'Ax) e Calia. Un affondo troppo esplicito per passare inosservato. Tanto che, rotto ogni indugio, arriva la replica ufficiale e piccata di Confindustria Basilicata.

L'associazione, ricordando l'esistenza di un codice etico e di un osservatorio d'intesa con i sindacati, sottolinea come le aziende che fanno parte del distretto di Matera – e quindi anche le due "incriminate" da Natuzzi – hanno sottoscritto tali strumenti. Nella nota, Confindustria Basilicata ricorda anche «altre politiche avviate per migliorare l'integrazione di imprese e manodopera extracomunitaria che – si legge – hanno portato a risultati più che lusinghieri confortati anche dai controlli delle autorità competenti, che hanno accertato che a Matera non c'è emergenza stranieri e che la provincia è immune ai reati connessi alla sicurezza sul lavoro». (F.Be.)

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