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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2012 alle ore 06:41.

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«In un prossimo futuro il panorama più probabile sarà la coesistenza di un portafoglio di tecnologie sviluppate per soddisfare segmenti di utenti diversi, in termini di prestazioni del veicolo, con una predominanza di veicoli convenzionali». Una ricerca del Cnr-Ceris analizza le prospettive del settore dell'auto alla luce delle iniziative avviate dai vari costruttori mondiali.
Emergono linee di tendenza molto diverse. «Lo scenario a breve termine più probabile – prosegue lo studio del Cnr – sembra essere quello della diversità. L'Italia è incentrata principalmente sui veicoli a metano e lo stesso vale per la Russia, che conta sulle proprie grandi riserve di gas naturale. Il Brasile è leader nei biocarburanti; la diffusa presenza di centrali nucleare ha portato la Francia a concentrarsi sui veicoli elettrici mentre la Germania si è spostata dal Gpl alle auto ibride elettriche ed ai biocarburanti». Ma il Cnr invita a considerare il crescente ruolo della Cina che ha posto i veicoli elettrici tra le sue priorità, «con l'obiettivo di raggiungere in questo campo il primato mondiale». Ed è evidente che la strategia cinese può condizionare tutto il mercato mondiale. Anche se lo studio del Cnr evidenzia i vantaggi del biometano prodotto a partire dai rifiuti organici o attraverso processi di conversione della biomassa.
Ma i grandi costruttori, al momento, paiono andare in direzioni completamente diverse. Con effetti comunque rilevanti sul panorama industriale. «Il maggior uso di tecnologie relative ai veicoli alternativi sta favorendo – assicurano al Cnr – l'entrata nel settore automobilistico di nuovi attori nella progettazione e produzione di componenti e sottosistemi». Ad una estremità della catena del valore si posizionano le aziende chimiche ed i produttori di componenti della batteria, mentre all'altro estremo si collocano gli operatori di mobilità e le compagnie elettriche. Tutti cercano di sviluppare nuove relazioni per acquisire nuove conoscenze e competenze.
In questa fase i rapporti più evidenti sono quelli tra le case automobilistiche ed i produttori di accumulatori elettrici per lo sviluppo di batterie ricaricabili ad alte prestazioni. Vengono create joint venture, fondate nuove società ad hoc, collaborazioni esclusive. Da Toyota a Nissan, da Honda a Mitsubishi, ma anche in Europa da Volkswagen a Daimler. E pure negli Usa, da Gm a Ford.
Con la possibilità, secondo il Cnr, che i produttori di batterie decidano di entrare direttamente in campo automobilistico, come ha fatto la cinese Byd, ma anche la Reva e lo stesso Bolloré. E sviluppi nel settore vengono assicurati anche da un produttore di pneumatici come Michelin (con cerchioni muniti di motori elettrici) o da un costruttore di aeromobili come Dassault.
Ma tutto questo fervore di ricerche e collaborazioni sta interessando particolarmente alcuni Paesi esteri che, come il Kazakhstan, stanno cercando di diversificare rapidamente la propria economia puntando proprio su tecnologie d'avanguardia in settori che non siano più legati alle materie prime di cui dispongono. Astana ha già accolto una missione tecnico-scientifica del Friuli Venezia Giulia ma ora guarda a tutte le regioni italiane industrialmente più avanzate e con imprenditori che vogliano investire nel Paese centrasiatico che dal '93 ha attirato investimenti diretti esteri per 146 miliardi di dollari e fa parte di una zona di libero scambio con oltre 170milioni di abitanti. Dall'automotive alle infrastrutture, dalla chimica all'elettronica. Proprio nei settori individuati dal Cnr come decisivi per il futuro della mobilità sostenibile.
Ovviamente – conclude la ricerca – il futuro dell'auto dipenderà anche dalle politiche fiscali dei vari Paesi. Perché l'energia elettrica, che ora è conveniente, lo sarebbe molto meno se venisse gravata dalle stesse accise che penalizzano la benzina. Soprattutto in Paesi come l'Italia.

www.ceris.cnr.it
L'home-page dell'Istituto di ricerca sull'impresa e sullo sviluppo del Cnr
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