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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 08:17.

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L'agricoltura biologica "tiene" e sostiene il mercato. Nonostante il leggero calo delle superfici e i costi più elevati rispetto a quella convenzionale, i prodotti ottenuti con metodi e disciplinari più rispettosi dell'ambiente continuano infatti a incontrare l'interesse degli operatori e, soprattutto, di consumatori sempre più attenti alla qualità e salubrità degli alimenti che acquistano.
In base ai dati aggiornati a tutto il 2011 gli operatori del settore attivi in Italia sono 48.269. Di questi la maggior parte (37.905) risultano produttori esclusivi, 6.165 preparatori, comprendenti quelli che fanno vendita al dettaglio, 63 importatori esclusivi, 230 importatori che svolgono anche attività di produzione e trasformazione. Un numero di operatori che nel complesso, rispetto al 2010, è aumentato dell'1,3 per cento. Con una conferma della Sicilia capofila, seguita dalla Calabria, tra le regioni con il maggior numero di aziende agricole biologiche. Mentre Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sono le prime, nell'ordine, per numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore.
Intanto, la superficie coltivata con metodo biologico è scesa l'anno scorso a poco meno un milione e 97mila ettari (-1,5%). Di questi, circa un quarto (250mila ettari) sono interessati da colture foraggere, 184mila ettari da cereali, 182mila da prati e pascoli, 141mila ettari da oliveti, quasi 53mila da vigneti.
Le aziende zootecniche "bio" sono diminuite del 6,4%, a meno di 6.900 unità. Così i capi bovini allevati (-6,4%), pari a circa 194mila, mentre sono in aumento i suini 32.400 (+10,2%), gli ovini (706mila, +4,3) e il pollame con oltre 2,8 milioni di capi (+11,7%).
«Il mercato del biologico in Italia continua a crescere ed è uno tra i settori del nostro agroalimentare che gode di migliore salute», ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, alla recente presentazione dei dati degli Organismi di controllo elaborati dal Sinab, il Sistema d'informazione nazionale sull'agricoltura biologica. Ricordando che «la fiducia dei consumatori verso il biologico continua a premiare la qualità ambientale e le garanzie di questo metodo di produzione», dove «l'Italia per superfici e numero di operatori resta ai primi posti in Europa e nel mondo». Anche se in prospettiva, ha aggiunto il ministro, «dovremo ancora impegnarci molto per strutturare meglio le filiere produttive, in modo da far intercettare al nostro sistema di imprese italiane le opportunità che il mercato offre».
«I dati indicano che il settore gode di buona salute e continua a crescere - conferma il presidente dell'Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), Alessandro Triantafyllidis - anche se le superfici investite dai produttori sono in leggera flessione e le aziende zootecniche diminuiscono, soprattutto a causa della politica miope di molte regioni sul fronte dei sostegni all'allevamento biologico».
«Se il mercato cresce, ma gli agricoltori diminuiscono, significa che qualcosa non va», osserva il presidente della Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio), Paolo Carnemolla. Che spiega: «Il problema è che alcuni settori sono più penalizzati a causa delle infiltrazioni di prodotti a basso costo, di fronte ai quali i nostri organismi di certificazione fanno quello che possono. A questo si aggiungono le difficoltà derivanti dal nuovo regolamento comunitario che, dal luglio scorso, consente a organismi accreditati da Bruxelles di certificare prodotti in arrivo da paesi terzi».
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