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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 06:40.

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MILANO
Un paio di numeri chiave aiutano a spiegare il "complesso di Peter Pan", che non voleva crescere, proprio come il robot made in Italy. Almeno nel ranking europeo dei primi cento produttori, dominato dai panzer tedeschi: con 25 aziende in classifica (e 41mila addetti) i tedeschi hanno messo a segno un giro d'affari 2011 di oltre dieci miliardi di euro, mentre l'Italia ha sì piazzato nella graduatoria ben 45 società (ma con appena 27mila addetti) e fatturando solo 4,3 miliardi di euro.
Insomma, decisamente la "paura di crescere" è un virus del made in Italy, esattamente come l'eroe volante creato da James M. Barrie nei giardini di Kensington. Ecco emergere di prepotenza il paradosso del made in Italy: giganti nella produzione, ma gnomi nella finanza e nelle dimensioni. Con una sola eccezione che conferma la più classica delle regole.
L'indiscussa leadership italiana di Comau (Fiat) che, con un fatturato 2011 di 1,4 miliardi di euro, domina di gran lunga la graduatoria italiana e si piazza al quarto posto Ue dove le imprese tedesche spadroneggiano nelle posizioni di testa: tra i quattro leader con un fatturato superiore al miliardo di euro vi sono infatti ben tre gruppi tedeschi (Trumpf, Gildemeister, Kuka) e uno solo italiano. La leadership tedesca si attenua un po' se si considerano le circa 40 imprese con vendite sopra i 100 milioni di euro: qui il presidio italiano è più incisivo.
In Europa non ci sono stati grandi scossoni, almeno nelle principali posizioni di testa. Però, nonostante l'ottima performance tedesca dell'export, l'assetto finanziario non è stato esente da movimenti.
La situazione più critica è stata quella della holding viennese A-Tec che ha ceduto Doerries Scharmann Technologie (e le sue aziende) al gruppo svizzero Starrag e l'altra controllata, l'austriaca Emco, alla holding viennese Kuhn.
Più recenti le difficoltà del gruppo tedesco-americano Mag che sembra abbia incaricato la banca d'affari Goldman Sachs di cercare un investitore disposto a rilevare un complesso di imprese comprendente alcuni nomi famosi nella storia della robotica come Cincinnati, Kearney-Trecker, Giddings-Lewis, Fadal, Ex-Cell-O, Hueller, fino alla francese Forest-Liné acquisita a inizio 2011.
Nei robot c'è quindi in marcia un esercito di piccoli, ma il nanismo rappresenta una pesante zavorra per la corsa del made in Italy. Con la globalizzazione che colpisce: ad esempio Jobs e Sigma entrate nell'orbita della gruppo taiwanese Ffg. Dietro il gigante Comau (gruppo Fiat) troviamo in Europa un drappello di Pmi (fra le prime 25 c'è Prima Industrie, quotata alla Borsa di Milano, Marposs e Salvagnini) mentre ci sono sempre più tricolori sventolanti mano a mano che scendiamo di fatturato.
La classifica 2011 delle prime 100 imprese italiane per giro d'affari evidenzia una generalizzata ripresa con incrementi anche molto forti da parte di alcune imprese, sia di grandi sia di piccole dimensioni, pur non mancando movimenti significativi accanto a società con fatturato stabile.
Numerosi i cambiamenti. Invariati i primi tre posti (come evidenzia anche la classifica pubblicata a lato), la Salvagnini avanza di ben due posizioni sorpassando Gildemeister Italia e piazzandosi davanti alla Blm di Cantù. Anche il gruppo guidato dal giovane Andrea Riello (ex presidente dell'Ucimu) fa passi avanti guadagando un poker di posizioni e conquistando così la nona posizione, nonostante abbia ceduto la controllata tedesca Burkhardt & Weber alla brasiliana Romi Industrias.
Tra le top ten entra la Aida di Pavone Mella (Brescia) che l'anno prima si era piazzata solo diciannovesima: il gruppo giapponese era sbarcato in Italia nel 2004 rilevando dal fallimento la Manzoni presse (operazione seguita dal commercialista lecchese Guido Puccio in qualità di commissario straordinario).
Aida engineering, quotata alla Borsa di Tokio, ha fatto rotta sull'Italia come base per andare alla conquista dei mercati europei della robotica e, proprio recentemente, ha dato avvio alla Keypress, una nuova rete di imprese attiva nell'impiantistica. Passi da gigante (nove posizioni) anche per Imt che si piazza tredicesima.
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