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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 06:42.

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PORTOVESME (SARDEGNA)
Alluminio in fuga dall'Italia. È alle battute finali la complicata vertenza dell'Alcoa di Portovesme, che approderà al Consiglio regionale della Sardegna martedì 28 agosto, alle ore 16,30, in una seduta che la presidente del consiglio, Claudia Lombardo, ha convocato con un unico punto all'ordine del giorno.
Il tema è quello dello stop degli stabilimenti e della messa a rischio dei 500 lavoratori dello stabilimento e dei 300 addetti dell'indotto. Una vicenda per la quale è stato convocato per venerdì prossimo, 31 agosto, un incontro al ministero del Lavoro per definire la questione degli ammortizzatori sociali degli stessi lavoratori, come aveva annunciato nei giorni scorsi il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, insieme con l'assessore all'Industria Alessandra Zedda.
«Seguiamo la vertenza Alcoa passo dopo passo e in ogni suo aspetto - ha affermato il presidente Cappellacci - e in questa fase cruciale e delicata la Regione è accanto ai lavoratori. Teniamo alta l'attenzione e chiediamo al Governo un impegno straordinario per salvaguardare insieme ai posti di lavoro una realtà strategica per il Sulcis, per l'Isola e il Paese».
E sono in molti a chiedere la prosecuzione dell'attività industriale a Portovesme. «È ancora possibile evitare eventi di natura irreparabile come l'avvio delle procedure di fermata degli impianti Alcoa di Portovesme», ha detto ieri Luciano Uras (Sel), consigliere regionale della Sardegna.
Mentre dal centro-destra arriva una dura critica all'Esecutivo. «Nel bel mezzo di una lotta durissima per tentare di scongiurare la chiusura dello stabilimento di Portovesme il governo Monti pensa a incassare 300 milioni di euro da Alcoa, che paga e se ne va», ha sostenuto il deputato sardo del Pdl Mauro Pili, illustrando un'interrogazione parlamentare presentata mercoledì.
Sull sfondo, il passo indietro dell'ultimo "cavaliere bianco" che avrebbe potuto, forse, ridisegnare l'esito di questa vicenda. Sempre nei giorni scorsi, infatti, il fondo Aurelius si è sfilato dalle trattative per rilevare l'impianto sardo. Nonostante il pressing del Governo, il private equity tedesco non ha presentato alcun piano industriale per il sito e una disponibilità concreta a ricapitalizzare l'azienda.
Nel corso dell'incontro d'inizio agosto a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, alla presenza anche delle istituzioni locali e dei sindacati, il sottosegretario Claudio De Vincenti aveva comunque confermato l'impegno del Governo a seguire «con estrema attenzione» la vicenda, visto che comunque fino al 31 agosto c'è la possibilità di raggiungere un accordo con eventuali, futuri acquirenti e anche tornare a incontrare i soggetti che avevano mostrato un interesse e a riaprire con loro una interlocuzione.
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