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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2012 alle ore 09:21.

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La Cina è vicina
«Nel '92 si produceva tutto qui, ora in Italia facciamo il 40%». Gilberto Aricci, 800 mila euro di ricavi con otto dipendenti, sintetizza l'evoluzione della sua azienda e del distretto, dove molte imprese ora si riforniscono altrove, relegando una quota sempre più ridotta alla produzione locale e diventando almeno in parte distributori. «La battaglia sui prezzi è durissima – spiega – e se vogliamo resistere dobbiamo comprare i prodotti di livello più basso altrove, l'export per noi vale il 60% ma senza prezzi competitivi non si vende». Anche il "big" del territorio, la Gbp, ha deciso di importare dalla Cina parte della produzione, attestata ora a 2,2 milioni di pezzi, un milione in meno rispetto a 20 anni fa, quando gli addetti erano oltre 30, mentre ora sono 21. La strategia è quella di puntare sull'innovazione nel design e sulla produzione zama, con costi di produzione inferiori. Il calo del fatturato di Gbp nei compassi negli anni è stato compensato aggiungendo la distribuzione di articoli di cancelleria e così rispetto al '92 i ricavi sono cresciuti del 50%. «Ma in Cina i costi stanno crescendo in modo esponenziale – spiega Alberto Belometti – e penso che molte produzioni in futuro torneranno indietro, in Europa e a Palosco». Che già è comunque un punto di riferimento fondamentale per i colossi della cancelleria, soprattutto tedeschi, con marchi come Staedtler, Faber-Castell e Rotring a comprare a piene mani da Alessi, Gbp, e molti altri produttori locali.

Il processo
«Con queste macchine, tre di noi producono come cento cinesi. Ma come si fa a non essere competitivi?» Enrico Crotti ci mostra con orgoglio gli impianti produttivi, macchine utensili che sagomano le barre di ottone quasi senza assistenza umana. Negli anni d'oro sfornava un milione di pezzi l'anno, ora sono la metà. Crotti, 800mila euro di ricavi e 10 addetti, produce a sua volta per altre aziende locali, «ma non le dico quali» – si schernisce– e ora tenta il grande salto: non solo contoterzismo ma anche clienti propri gestiti direttamente, in modo da avvicinare i prezzi cinesi. «Che però non potremo mai raggiungere – sospira – finché l'euro resterà così forte, speriamo che i nostri politici se ne accorgano. Ma resto ottimista, nella qualità non c'è paragone e se i tedeschi continuano a comprare qui un motivo ci sarà». Le macchine di Crotti sono Felp, società di macchine utensili nata a Palosco proprio per far fronte alle richieste del distretto. Così come Felp è l'ultimo macchinario acquistato da Gbp, strumento in grado di assemblare automaticamente il compasso inserendo ago, porta-ago, porta-lapis e viti. «Possiamo farne anche 500 all'ora – spiega Alberto Belometti – e non escludo che in futuro queste automazioni ci possano consentire di riportare qui parte della produzione che ora importiamo dalla Cina». Alla Alessi invece l'efficienza è legata ai tempi di ricarica delle macchine, con l'utilizzo di rotoli di ottone e non singole barre, in modo da avere materiale per più giorni senza necessità di intervento umano. «Siamo stati i primi a usare questa tecnica – spiega Marisa Alessi –, è uno dei modi per restare competitivi».

Il futuro
A Palosco sono realisti. Nessuno vede una crescita futura, si punta a tenere le posizioni, cedendo magari di anno in anno qualche punto di fatturato. «Un momento così – spiega il titolare della Lorenz Giuseppe Leporati – io non l'ho mai visto, e guardi che sono del '43».
Eppure, ascoltando lo sferragliare delle macchine e guardando i magazzini, pieni di casse dirette all'estero, qualche motivo di ottimismo rimane. «Questo "balaustrone" – ci mostra con orgoglio Crotti – avrà alla fine un marchio tedesco, ma i veri tedeschi in fondo siamo noi».

IL RATING DEL SOLE
IL GIUDIZIO
-
Il punteggio

Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Palosco resiste grazie all'export in Germania, alla filiera locale, alla flessibilità.
Dimensioni ridotte delle imprese e scarsa capacità di fare rete i limiti principali.
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Nonostante le ridotte dimensioni l'export è rilevante e molte aziende sono produttori per colossi come Staedtler e Faber Castell. Alcuni hanno trovato anche fornitori cinesi per produrre a Pechino i prodotti di livello più basso.
2
ATTRATTIVITÀ
Il territorio è ben strutturato dal punto di vista logistico, a poca distanza dall'autostrada e da un aeroporto. Resiste anche la rete di fornitori locali delle lavorazioni meccaniche, utile per aumentare la flessibilità produttiva e ridurre i tempi di lavorazione.

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