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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 06:44.

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Asserragliati nelle viscere della terra con 350 chili di esplosivo e l'appello al Governo perché sblocchi 200 milioni di euro per rilanciare la produzione. Hanno promesso occupazione a tempo indeterminato gli ormai circa 120 minatori della Carbosulcis che, da due giorni, stanno occupando la miniera di Nuraxi Figus, a Gonnesa, nel Sulcis, in Saredegna, a 370 metri di profondità.
Il primo gruppo, circa 40 operai era sceso con un blitz e gli oltre 3 quintali di esplosivo, già domenica sera. A loro, ieri, se ne sono aggiunti altri 80, mentre l'assemblea di tutti i lavoratori – complessivamente 470 minatori – assieme ai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil ha votato per il presidio a oltranza. «Non abbandoneranno la miniera – assicurano – fino a che non avremo risposte certe per il futuro».
Il nodo è il progetto di rilancio della miniera stessa, con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo. Un progetto di riconversione da circa 200 milioni di euro da realizzare in collaborazione con l'Enel. «Il progetto sarebbe dovuto partire a dicembre dello scorso anno – spiega Sandro Mereu della Rsu. La Regione lo aveva presentato alla Commissione Ue che, però, ha chiesto nuova documentazione. Nel frattempo siamo venuti a sapere che il governo non vuole prendere in considerazione l'idea di una centrale nel Sulcis per privilegiare quella dell'Enel di Porto Tolle. Per questo chiediamo risposte chiare».
Risposte che dovrebbero arrivare venerdì prossimo, quando Regione, Provincia del Sulcis-Iglesiente, azienda e sindacati, uniti a sostegno del progetto di rilancio, incontreranno il Governo in un vertice al Ministero dello Sviluppo economico a Roma.
«La strada per il rilancio della miniera di Nuraxi Figus – ha affermato l'assessore regionale all'Industria, Alessandra Zedda – è il progetto integrato di cattura e stoccaggio della CO2. Il Sulcis non può privarsi di questa opportunità».
Solidarietà ai lavoratori anche dalle forze politiche. «Ci avviciniamo a grandi passi verso un autunno bollente – ha detto il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano –. Dopo i casi dell'Ilva, di Wind-Jet e di Alcoa oggi esplode la vertenza dei minatori del Sulcis. Il governo non può trattare queste situazioni come se fossero normale amministrazione». «Il dramma del Sulcis – ha detto il coordinatore del Pdl in Sardegna, Settimo Nizzi – è quello di tutta la Sardegna, e la presenza delle forze politiche sarde deve essere una leva contro il governo Monti che con il suo atteggiamento sta portando alla desertificazione del tessuto industriale dell'isola».
Infine, per il leader della Cgil, Susanna Camusso, «in Sardegna tutti i grandi investimenti sono in crisi e ci sono vertenze aperte ormai da un tempo infinito. È arrivato il momento – ha concluso – di costruire delle soluzioni altrimenti si corre il rischio di esasperare sempre di più la situazione».
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